mercoledì 8 maggio 2024
La Corte d'appello ha vietato “Gloria a Hong Kong”, la canzone di protesta scritta durante le massicce manifestazioni del 2019 a favore di riforme pro-democrazia
Gli arresti per le proteste dei giovani di Hong Kong

Gli arresti per le proteste dei giovani di Hong Kong - Ansa

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La Corte d'appello di Hong Kong ha messo ufficialmente al bando 'Gloria a Hong Kong', la canzone di protesta scritta durante le massicce manifestazioni del 2019 a favore di riforme pro-democrazia, ma che era già del tutto illegale dopo che Pechino impose all'ex colonia la legge sulla sicurezza nazionale, in vigore dal 30 giugno 2020.
La canzone divenne molto popolare durante le manifestazioni, fino a strappare il ruolo di inno ufficiale, incorporando nei suoi testi lo slogan più importante della protesta: 'Liberate Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi'. La decisione della Corte è stata adottata su un ricorso presentato dal governo locale dopo che le note di 'Gloria a Hong Kong' erano finite in diversi eventi sportivi internazionali, con i relativi organizzatori che l'avevano scambiato per l'inno del territorio ad amministrazione speciale cinese. Hong Kong è un territorio semi-autonomo senza un proprio inno e usa la 'Marcia dei Volontari' della Repubblica popolare.
"Impedire a chiunque di utilizzare o diffondere la canzone in questione è una misura legittima e necessaria da parte di Hong Kong per adempiere alla propria responsabilità di salvaguardare la sicurezza nazionale", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, parlando nel briefing quotidiano.
Il divieto odierno è arrivato dopo una campagna delle autorità cittadine contro la canzone, che le ha viste chiedere che fosse rimossa dai risultati di ricerca su Internet e dalle piattaforme di condivisione dei contenuti. La decisione della Corte rende 'Glory to Hong Kong' la prima canzone ad essere bandita nell'ex colonia britannica da quando è stata consegnata da Londra a Pechino nel 1997.

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