mercoledì 8 maggio 2024
Sono il 53,2 per cento della forza lavoro totale. Ma la strada per la reale parità dei generi è ancora lontana: nel Paese solo un manager su otto è donna
In Giappone è record id donne occupate

In Giappone è record id donne occupate - ANSA

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C’era una volta un Giappone “maschilista”, con le donne relegate (imprigionate?) in ruoli professionali di secondo piano. Ora, sotto i colpi della “depressione” demografica e delle trasformazioni sociali che ne stanno mutando in profondità il volto, quel Giappone monolitico si sta (lentamente) sgretolando. Con l’“altra metà del cielo” che scala le gerarchie sociali e lavorative.
I dati certificano il cambiamento in atto. La popolazione delle donne lavoratrici giapponesi ha toccato quota 30,35 milioni, in aumento di 1,22 milioni rispetto a 5 anni prima. Un record per il Paese. Oggi le donne rappresentano il 53,2% della popolazione lavorativa totale nipponica. Cambia, e nettamente, anche il profilo occupazionale. Se fino agli anni ’80 del secolo scorso, “le donne venivano assunte prevalentemente per posizioni impiegatizie”, oggi il loro ingresso massiccio in posizioni più rilevanti “sta rimodellando la culture del posto di lavoro, creando un nuovo canale per la leadership”.

Un cambio di marcia collegato, secondo gli analisti, al drammatico calo demografico che ha ristretto il bacino di manodopera a cui il Paese può attingere. Le previsioni sono fosche. La popolazione in età lavorativa del Sol Levante diminuirà rapidamente. Secondo uno studio del think tank Recruit Works Institute, il Paese potrebbe trovarsi a fronteggiare un “buco” di oltre 11 milioni di lavoratori entro il 2040, con una flessione del 12 per cento rispetto al 2022 del numero di lavoratori disponibili.
Non stiamo parlando di una carenza temporanea ma strutturale”, conferma Shoto Furuya, ricercatore capo presso il Recruit Works Institute. Con il rischio che “la società giapponese non sia più in grado di fornire la forza lavoro necessaria per mantenere il livello di servizi essenziali attuale”. Il fattore di fondo è, ancora una volta, quello demografico: la popolazione anziana (65+) continuerà a crescere fino al 2044, mentre la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) diminuirà rapidamente. Più di una persona su 10 nel Paese ha ormai 80 anni o più. Il 29,1% dei 125 milioni di abitanti ha 65 anni o più. Il Giappone ha la popolazione più anziana nel mondo. E secondo l’Istituto nazionale per la ricerca sulla popolazione e la sicurezza sociale, gli over 65 rappresenteranno il 34,8% della popolazione entro il 2040. Rispetto alle altre economie avanzate, il Giappone ha il numero più basso di lavoratori stranieri, che rappresentano solo il 2,8% della forza lavoro. Per fronteggiare la crisi occupazionale, il governo del primo ministro giapponese Fumio Kishida si è impegnato “a promuovere l’uguaglianza di genere e l’indipendenza economica delle donne”, rendendole “il fulcro di una nuova politica”.

Tutto oro quello che luccica? In realtà la strada da percorrere per raggiungere una vera parità di genere nel mondo lavorativo è ancora lunga. Come scrive il New York Times, “anche se oltre l’80% delle donne di età compresa tra i 25 e i 54 anni lavora, esse rappresentano poco più di un quarto dei dipendenti a tempo pieno e a tempo indeterminato”. In più, secondo i dati del governo, solo un manager su otto è donna. Secondo Tokyo Shoko Research Ltd., nel 2021, le donne hanno ricoperto solo il 9% delle posizioni dirigenziali sul totale di 3.795 società quotate. Ciò significa che solo 3.575 amministratori, revisori aziendali o dirigenti esecutivi erano donne. La scalata, insomma, è appena iniziata.

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