sabato 11 gennaio 2014
Una coppia ricorsa alla fecondazione assistita nel 1991 ha scoperto che il marito non è il padre biologico della bambina. Potrebbe essere stata concepita con il seme di un dipendente del laboratorio. L'istituto: ora test genetici gratuiti per i nostri pazienti.
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Scandalo in una clinica della fertilità degli Stati Uniti. L'Università dello Utah sta indagando dopo la segnalazione di una donna, sottoposta anni fa a inseminazione artificiale, che afferma di essere stata vittima di uno scambio di seme. "Attraverso test genetici - riferisce l'ateneo - la donna, che ha ricevuto l'inseminazione artificiale nel 1991, ha scoperto che il padre biologico" della sua bambina "non era suo marito" come riteneva.Ulteriori ricerche avrebbero permesso alla paziente di risalire a un uomo, "un ex dipendente ormai defunto del laboratorio medico Reproductive Medical Technologies Inc (Rmti). L'uomo era anche un impiegato part-time dell'Università, dal 1988 al '93". Il laboratorio al centro della vicenda era adiacente all'ateneo, oggi è chiuso, e all'epoca non veniva gestito dall'università. Ma l'Univeristy of Utah vi ricorreva per la preparazione dei campioni e l'analisi dello sperma. Tre dei proprietari, inoltre, erano docenti dell'Università."La donna ricorda che la preparazione dello sperma del marito è stata effettuata" proprio dal Rmti, proseguono dall'ateneo. Dallo scorso aprile l'University of Utah sta esaminando il caso, e giudica "credibili" le informazioni arrivate dalla paziente su una possibile manomissione o un errore di etichettatura del campione di sperma.

Non ci sono altri documenti per far luce sui sospetti, "e l'uomo in questione è scomparso dal 1999. Di conseguenza, non si sa quando questo incidente sarebbe accaduto. Inoltre, non vi sono prove per indicare" la possibilità di altri episodi "oltre il caso in questione".  "Comprendiamo che questa informazione è stata sconvolgente per la famiglia, e per i pazienti che in passato si sono rivolti al Rmti - conclude l'ateneo -. Vogliamo contribuire ad alleviare questo disagio - aggiunge - fornendo test di paternità gratuiti" a tutte le persone che si sono sottoposte a fecondazione assistita nel centro, tra il 1988 e il 1993. Intanto l'ateneo continua a indagare sulla vicenda.

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