giovedì 5 dicembre 2013
L’allarme del cardinale grande esperto di bioetica sulla legge prossima al varo in Belgio: «È solo l’ultimo attacco alla dignità dei più piccoli tra gli uomini Vedo all’opera varie forze impegnate a smantellare ogni tutela».
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«L’ho detto e lo ripeto: sono cose talmente gravi che giustificherebbero l’intervento per ragioni umanitarie. Ma almeno che ci sia un intervento dell’opinione pubblica. E ci vorrebbe una mobilitazione di preghiera come per la Siria, dove la preghiera è stata oltretutto efficace». Il cardinale Elio Sgreccia torna con toni accorati sul voto delle Commissioni congiunte affari sociali e giustizia del Senato belga (cfr Avvenire, 28 novembre) a favore dell’estensione dell’eutanasia anche ai minorenni. La legge, che quasi certamente sarà approvata il prossimo anno, ha suscitato sconcerto anche nel decano dei bioeticisti cattolici. «Io sono ultra-pensionato – dice –, ultra-ottantacinquenne, però quando assisto a certe cose mi prude ancora la penna...».Eminenza, l’eutanasia percorre inesorabilmente quel piano inclinato contro cui lei aveva messo in guardia in passato.Sì, ma si intravede dell’altro. C’è una convergenza di forze tese a diminuire la tutela dei bambini e degli adolescenti. Possiamo ricordare la proposta dei due ricercatori italiani di stanza in Australia (Francesca Minerva e Alberto Giubilini, ndr) che vogliono trasportare le ragioni dell’aborto al dopo nascita, il cosiddetto aborto post-natale, che è un paradosso anche linguistico; poi il voler declassare il padre e la madre a genitore 1 e genitore 2, con un indebolimento della famiglia e uno smarrimento dell’identità dei figli. Ora il tentativo esplicito di portare l’eutanasia nella dimensione dell’infanzia, che va a minare dei fondamenti del diritto. Dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 in poi, e in particolare con la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, è stato sancito che il bambino, essendo per sua natura più fragile, ha bisogno di essere sostenuto e curato in modo speciale. Con la decisione del Belgio il quadro viene ribaltato: in presenza di una malattia grave, di condizioni di sofferenza per sé e per gli altri, se ne autorizza l’abbandono, la morte. Questo è un precipizio dal punto di vista morale. La legge olandese sull’eutanasia si fermava ai 12 anni, qui addirittura non ci sono limiti d’età.Nella legge belga si parla di bambini, o comunque di minorenni malati in "fase terminale". Pensa che anche questa delimitazione salterà presto?«Malattia inguaribile» o «sofferenza insopportabile» sono accezioni già molto vicine a quella di «malato terminale».Quindi da qui all’eutanasia per bambini con gravi malattie genetiche o gravi patologie psichiche il passo non è lungo. Non le sembra un ritorno manifesto dell’eugenetica?Appunto, anche se non la si vuole evocare. Ci sono state reazioni forti tutte le volte che lo si è fatto. Per quanto riguarda il caso dell’Olanda, ho ricevuto a suo tempo anche proteste diplomatiche. È certo però che la biopolitica praticata ai tempi di Hitler non è scomparsa con la fine dei regimi totalitari. È rimasta e tenta di penetrare anche nelle democrazie. Il "padre" della fecondazione in vitro Robert Edwards diceva che è un paragone che non si può fare perché Hitler era mosso da un’idea razzista e dal voler aumentare la forza dello Stato, noi invece facciamo tutto questo per il benessere degli individui. Ma benessere di chi? Di quelli che vengono uccisi o di quelli che stanno bene?È un’eugenetica che va sempre a vantaggio di uno Stato...Direi di chi ha il potere di fare le leggi e di agire. Giustamente c’è chi ha detto che la democrazia liberale gioca su questo la sua autenticità: o tutti siamo uguali, e allora la vita di tutti deve essere rispettata, o se cominciamo a dire che una persona non vale più come un’altra, al punto di essere invitata ad andarsene prima, salta il concetto di democrazia liberale.Lei dice "invitato ad andarsene". In effetti si parla sempre di decisione libera dell’individuo, ma non si mai tiene conto della pressione sociale.E per i bambini, per i ragazzi questo vale ancora di più, perché le loro energie sono protese verso la vita, a superare l’handicap. Ho visto bambini con la spina bifida che gattonano, che vogliono stare in piedi, si arrampicano sulle biciclette fatte apposta per loro, vogliono fare le gare con i coetanei e si fanno operare due o tre volte alla spina bifida e ai piedi. Ci sono reparti di oncologia pediatrica in cui i bambini vanno a scuola fino al giorno prima di morire, perché la voglia di vivere è insita in loro e la forza sotto questo aspetto è prodigiosa. Quando si parla di un eventuale loro consenso, in realtà si tratta di indottrinamento: si tratta di rovesciare la loro psicologia. Credo che chiunque abbia esperienza di bambini, e di bambini portatori di handicap in particolare, si senta rabbrividire di fronte allo scenario che si apre.Cosa bisogna fare?Quando avviene un disastro naturale o un fatto tragico in una zona calda del mondo, giustamente anche quattro o cinque morti sono motivo per interpellare lo Stato, per fare inchieste, per intervenire. Qui si sta facendo passare qualcosa di molto più tragico sotto il manto della legge, morti che poi pian piano non si conteranno più. Perché, come diceva Stalin, se uccidi una persona è un delitto, ma se scompare uno strato sociale è solo una statistica.
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