venerdì 14 giugno 2013
​Critiche dal Forum e dalle Famiglie numerose al nuovo Isee (Indicatore della situazione economica): «La scala di equivalenza è ancora inadeguata». Sotto accusa i tetti alle franchigie per i nuclei con figli disabili e quelli per quantificare l'effettiva ricchezza di chi vive in affitto. Bene invece la lotta ai "finti poveri".
 L'EDITORIALE L'estenuante cammino di Francesco Riccardi
Isee, si cambia: accordo governo-enti locali
COMMENTA E CONDIVIDI
Il nuovo indicatore della situazione economica (Isee), approvato ieri dalla Conferenza unificata, non convince il Forum delle associazioni familiari, che in un dossier ne mette in evidenza gli elementi positivi ma anche, e soprattutto, gli aspetti da correggere. Tra i primi, il Forum evidenzia «la maggior attenzione agli abusi derivanti da genitori non sposati che indicano diversa residenza; l’introduzione dell’Isee corrente nel caso di rilevanti e impreviste variazioni della propria situazione economica nel corso dell’anno, particolarmente significativo in questo tempo di crisi e di precarietà dei posti di lavoro; il calcolo del reddito figurativo delle attività mobiliari, insieme alla maggiore incidenza dei patrimoni rispetto ai redditi».Da rivedere, come sottolinea il presidente del Forum, Francesco Belletti, la scala di equivalenza, ancora «inadeguata» e da sottoporre a una «Valutazione di impatto familiare». «La riforma di uno strumento di equità così importante– conclude Belletti – esigerà un attento monitoraggio a livello nazionale e locale, e le associazioni familiari sono fin d’ora disponibili a collaborare con ministero, Regioni e Comuni, per verificare in modo condiviso e partecipato il reale impatto familiare di questo strumento sui costi e sulle possibilità offerte alle famiglie».Il nuovo strumento non convince del tutto nemmeno l’associazione Famiglie numerose. «Il nuovo Isee – dice il presidente Giuseppe Butturini, padre di dieci figli – tiene conto solo in minima parte delle spese sostenute dai genitori per i propri figli». Il presidente ha di fronte a sé un mini-dossier preparato da una equipe di esperti, che fanno parte dell’osservatorio politico dell’associazione. «Riconosciamo – scrive il direttore dell’osservatorio, Alessandro Soprana – gli elementi positivi nella riforma del regolamento dell’Isee, primo tra tutti il contrasto all’elusione fiscale».L’associazione, però, critica altresì diversi elementi contenuti nel Dpcm. «L’articolo 4 contempla le sottrazioni da fare nel calcolo del patrimonio. Fino ad un massimo di cinquemila euro potranno essere sottratti dal patrimonio disponibile in presenza di disabili. Bene. Ma se i figli disabili fossero più di uno?», si chiede Alessandro Soprana.«Fino ad un massimo di settemila euro potranno invece essere sottratti dal patrimonio disponibile – per valutare l’effettiva ricchezza del nucleo – se la famiglia vive in un appartamento in affitto. Bene. Ma le famiglie numerose hanno bisogno di case adeguate che, data la superficie, costano di più. Eppure, la legge prevede limiti minimi di superficie per inquilino e più di una volta le famiglie numerose non hanno ottenuto una casa popolare perché di superficie non idonea».Non finisce qui. «Il single che ha una casa di proprietà può usufruire, nel calcolo dell’Isee, di una franchigia di 5mila euro. Una cifra che cresce di 500 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 7mila euro, ovvero fino a cinque componenti (moglie, marito, tre figli). E le famiglie composte da più di cinque componenti?».Il punto su cui si concentrano le critiche dell’osservatorio Anfn è la scala di equivalenza. «Il nuovo Isee lascia sostanzialmente invariato il valore dei figli della vecchia scala. Il primo figlio - o nonno in casa - varrà 0,47, il secondo 0,42, il terzo 0,39, dal quarto in poi 0,35. Se i figli sono minorenni, parametri ritoccati: un coefficiente aggiuntivo di 0,2 per genitori che lavorano (un vantaggio che già esisteva nel vecchio Isee). Inoltre, se i figli minorenni sono almeno tre, il parametro salirà di un ulteriore 0,2 sul totale, se i figli minorenni saranno quattro la maggiorazione sarà di 0,35 sempre sul totale, se i figli minorenni saranno almeno cinque la maggiorazione sarà di 0,5».Ritocchi giudicati insufficienti da Anfn. Commenta Alessandro Soprana: «Abbiamo provato a fare delle simulazioni, arrivando alla conclusione che economie di scala in presenza di più componenti non permettano risparmi molto superiori al 20% per ogni componente aggiuntivo». Esistono, insomma, nella gestione dell’economia di una famiglia, spese indivisibili, prime tra tutti le spese mediche e d’istruzione dei figli.Secondo Anfn, per «mantenere inalterato il livello di vita di ogni componente, la scala di equivalenza dovrebbe valutare meglio i figli, riconoscendo loro un parametro pari a 0,785 a figlio». Sotto quella soglia, le opportunità per ogni figlio si riducono. «Ad esempio, molti figli di famiglie numerose devono rinunciare ad iscriversi all’Università».La scala di equivalenza simulata da Anfn si avvicina, tra l’altro, al quoziente familiare alla francese, al quoziente Parma, annullato dall’attuale giunta Pizzarotti e al Fattore Famiglia del Forum. Ma questa scala equa dilaterebbe gli aventi diritto e potrebbe essere insostenibile economicamente… «Vero – risponde Soprana –. Ma sarebbe sufficiente abbassare l’Isee per accedere alle prestazioni e si avrebbe il riequilibrio economico».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: