sabato 15 giugno 2013
​Alla Camera e al Senato le proposte di riforma della disciplina di 30 anni fa: "Ormai è superata". Griffini (Aibi): c'è un esercito di famiglie bloccato dalla burocrazia che spera in nuove norme.
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La crisi delle adozioni internazionali impone una nuova disciplina in materia e la ratifica italiana alla Convenzione dell’Aja del 1996 sulla cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori. Sono queste le priorità indicate dall’Ai.Bi. (Associazione Amici dei bambini) per arginare una situazione preoccupante. I numeri parlano di 6.237 decreti di idoneità ottenuti dalle coppie nel 2006, scesi a 4.509 nel 2009 e a 4.000 nel 2012.Le cause? Burocrazia, alti costi degli iter, complessità dell’orientamento all’adozione affidato agli enti. Per uscire dalla crisi l’Ai.Bi. si fa forte non solo delle 14.000 firme a sostegno del Manifesto Oltre la crisi. Più famiglie e più adozioni. Verso una nuova legge delle adozioni internazionali, inviate ai presidenti di Camera e Senato. Stavolta, infatti, la politica sembra meno distante dalle esigenze di tante coppie. Se infatti lo scorso 5 giugno il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha affrontato il tema in commissione Giustizia della Camera, proponendo la costituzione di una commissione interministeriale ad hoc composta dal suo stesso dicastero e da quelli degli Affari esteri, dell’Integrazione e delle Pari opportunità, a dar man forte alla battaglia per la riforma delle adozioni internazionali ci sono anche i disegni di legge depositati al Senato (19 marzo 2013) da Aldo Di Biagio (Scelta civica), e alla Camera (4 aprile 2013) da Mario Caruso (Scelta civica).Lo stesso Caruso e il collega Khalid Chaouki (Pd), hanno illustrato, in una conferenza stampa a Montecitorio che ha avuto per slogan Verso una nuova cultura dell’accoglienza, i punti principali della riforma della legge 184 del 1983 sull’adozione internazionale: passaggio dalla selezione all’accompagnamento delle coppie prima, durante e dopo l’adozione; snellimento dell’iter, abbattimento dei costi; razionalizzazione della spesa pubblica; adozione inserita nella politica estera del Paese; modalità innovative di accoglienza. All’appuntamento della Camera sono intervenuti anche il garante dell’Infanzia e dell’adolescenza del Lazio e coordinatore della conferenza dei garanti regionali, Franco Alvaro, e il presidente dell’Ai.Bi., Marco Griffini, per il quale «questa è una legge che deve dare speranza alle 14 mila famiglie che hanno firmato il Manifesto» e che costituiscono «solo la punta dell’iceberg di un esercito di famiglie che potrebbe fare dell’adozione la scelta di vita ma la cui speranza viene distrutta dalla burocrazia. È bello che questa legge – ha concluso Griffini – sia portata avanti da due membri della commissione Affari esteri, perché è lì che si gioca la partita del cambiamento».Chiamato in causa, Caruso è sulla stessa linea: «È assurdo e mortificante che per adottare un bambino si debba aspettare 3 o 4 anni, con spese enormi. Cercherò con tutte le forze – ha aggiunto – di seguire attentamente questa legge, in modo che faccia il suo corso, e che venga modificata in tempi brevi».Altro argomento delicato investe la Kafala, l’istituto di tutela e di protezione del minore islamico, riconosciuto dalla Convenzione Onu del 1989 ma non disciplinato in Italia. Un tema trattato da Chaouki: «È ora di far conoscere questa possibilità in una chiave diversa, di aprire le adozioni anche a Paesi di maggioranza musulmana come il Marocco, e offrire la possibilità anche alle famiglie di origine straniera (arabo-musulmane) radicate in Italia, di diventare anch’esse protagoniste di questo percorso di adozione attraverso la kafala».
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