martedì 19 gennaio 2016

​Cambia il luogo della manifestazione "in difesa dei diritti delle famiglie e dei bambini": non più Piazza San Giovanni, ma il Circo Massimo (senza corteo) con inizio alle 14. Nuove adesioni da Rinnovamento nello Spirito, Agesc, Faes e Aibi. (Francesco Ognibene)


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Sempre più chiare e condivise le ragioni del dissenso rispetto al disegno di legge sulle unioni civili, sempre più corposo lo schieramento di chi per manifestarlo sceglie di andare in piazza sabato 30 gennaio a Roma per l’iniziativa «in difesa dei diritti della famiglia e dei bambini» lanciata dal «Comitato difendiamo i nostri figli». Che ieri sera proprio per il lievitare delle adesioni annunciate ha concordato col Comune di Roma di spostare il raduno da piazza San Giovanni al Circo Massimo, più capiente. Il grande spazio aprirà alle 12, il cuore della manifestazione sarà a partire dalle 14, la conclusione è confermata per le 16.30. Oggi è giunta la dichiarazione di Rinnovamento nello Spirito Santo che ha espresso «ferma contrarietà» al testo in discussione al Senato dal 28 gennaio perché «di fatto svilisce l'istituto della famiglia naturale nella sua unicità spirituale e sociale e altera la visione antropologica secondo natura già nella negazione dei diritti del bambino». Per l’organismo ecclesiale presieduto da Salvatore Martinez il progetto di legge è legato a doppio filo a quell’«individualismo etico che sta contagiando il tempo presente, con sconfinamenti insostenibili, come l'estensione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita fino alla prassi della maternità surrogata ("utero in affitto")». La nota, firmata dal Comitato nazionale di servizio, ricorda che Rns è «espressione di un cattolicesimo di popolo, capillarmente vicino alle famiglie», e che proprio per questo avverte «il disagio crescente della gente dinanzi a un dibattito pubblico che ostenta posizioni ideologiche contrastanti con gli ideali della maggioranza degli italiani e a provvedimenti legislativi che fanno della famiglia la "cenerentola" delle politiche sociali». Interrogandosi sui modi in cui esprimere queste convinzioni, Rinnovamento nello Spirito sottolinea che «pur non assumendo l'iniziativa sul piano organizzativo tra i soggetti che compongono il Comitato promotore, valuta necessario che ci siano uomini e donne che in virtù della propria cittadinanza attiva manifestino a Roma il 30 gennaio contro un disegno di legge ritenuto ingiusto, fuorviante rispetto alle reali richieste del Paese e dunque non condivisibile. I singoli aderenti al nostro Movimento parteciperanno secondo le proprie possibilità e si coinvolgeranno come meglio ritengono nella preparazione in atto a livello locale». Rns si augura che la mobilitazione si svolga «nello spirito della "proposta" e non della "protesta"» evitando «classificazioni o strumentalizzazioni di qualsivoglia natura» e senza ricondurla «a sigle e denominazioni», movimenti o partiti che siano». Dovrà invece essere un «gesto di responsabilità civile, che speriamo possa accomunare donne e uomini di buona volontà, al di là di tutte le appartenenze religiose e le distinzioni culturali». Sul contestato disegno di legge è esplicito anche il giudizio dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche): «Nessuna democrazia – si legge in un comunicato che reca la firma del presidente nazionale Roberto Gontero – ha il diritto, anche con il consenso più ampio, di mettere le mani sulle generazioni future. I diritti sacrosanti delle persone omossessuali devono essere garantiti con un diverso approccio normativo». Per questo il Comitato esecutivo nazionale «ha deciso all’unanimità di aderire» alla manifestazione del 30 invitando «tutti i nostri soci a partecipare unendosi alle altre organizzazioni che sostengono le identiche ragioni per testimoniare la bellezza della famiglia naturale, il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre, l’indisponibilità della persona, l’intangibilità dell’umanità e la nostra "storica" passione per la libertà e per il bene comune minacciati dal disegno di legge sulle unioni civili in discussione nel Parlamento italiano». Per agevolare i suoi soci l’Agesc ha «deciso di sostenere la partecipazione con il rimborso della spesa fino al 50% per l’affitto di pullman» organizzati «con i genitori delle nostre scuole». Voce storica delle scuole paritarie è anche quella del Faes (Associazione Famiglia e Scuola), che insiste sugli argomenti positivi per andare a Roma in una piazza che vuole dire «sì alla famiglia – spiega il presidente Giovanni De Marchi –, sì al matrimonio tra l’uomo e la donna, sì al diritto di ogni bambino di avere un padre e una madre, sì all’educazione come diritto-dovere naturale dei genitori». Interrogandosi davanti alla proposta di manifestare a Roma, il Faes sente «la necessità di incoraggiare più possibile la partecipazione attiva, in un momento nel quale certe scelte rischiano di far assumere decisioni legislative irreversibilmente dannose per la società». Dalla parte dei più piccoli si mette anche l’Aibi (Amici dei bambini), tra le sigle di riferimento in Italia per le adozioni: è proprio «in virtù di questo impegno e della ferma convinzione che i diritti dei più piccoli vengano prima di quelli degli adultiche» che «le famiglie adottive e affidatarie di Amici dei bambini» annunciano di voler essere in piazza il 30 a Roma «per dire "no" alla legge sulle unioni civili e "sì" al diritto di ogni bambino ad avere una vera famiglia», portando la voce di quell’«esercito di coppie sposate senza figli» che «non viene preso in considerazione» e «anzi, sempre più ostacolato nella sua strada per accogliere un minore abbandonato».
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