sabato 1 febbraio 2014
​La giurista Le Pourhiet: nessuno sa dire di no alle lobby del «gender»
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«Abbiamo dirigenti in Francia, a destra come a sinistra, che si sono lasciati soverchiare da clientele elettorali e lobby, non osando più dire no». A pensarlo, a proposito di nodi come l’aborto e la maternità surrogata, è la costituzionalista Anne-Marie Le Pourhiet, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Rennes, vicepresidente dell’Associazione francese di Diritto costituzionale, cavaliere della Legion d’onore. Non una figura allergica per principio all’attuale maggioranza, dato che siede nel Consiglio scientifico di Res Publica, think tank presieduto da Jean-Pierre Chevènement, più volte ministro del defunto presidente socialista François Mitterrand.Lei denuncia l’emendamento di legge che sopprime la condizione della "sofferenza" della donna incinta per il ricorso all’aborto. Perché?Insegno diritto delle libertà fondamentali e costituzionale. Sono specialista di questioni come il diritto di vivere, l’eutanasia, l’aborto. Ora, a monte del diritto, c’è la filosofia politica dei nostri Stati occidentali, quella dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. So dunque bene che dal 1789, dal giorno in cui sono stati fissati i diritti dell’uomo, non si è mai visto per nessuno un diritto assoluto, una libertà di schiacciare gli altri. Come dicevano Hobbes e Locke, il contratto sociale è destinato a evitare che l’uomo sia un lupo per l’uomo.Lei critica le «neofemministe». C’è oggi una corrente femminista che rischia di non fare più gli interessi delle donne?Proprio così. Sento che siamo avviati verso un nuovo femminismo estremamente aggressivo, che sta mutando profondamente per opera di specialisti della teoria del gender e del movimento lesbico radicale, scostandosi in modo netto dalle rivendicazioni femministe del primo periodo e avvicinandosi al puro delirio e alla sovversione. Trovo paradossale che in certi ambiti questa corrente rivendichi l’assenza totale di limiti a favore della donna. Lo dimostra il progetto di legge al quale è innestato quest’emendamento sull’aborto, che è un progetto di legge completamente liberticida, di rieducazione mentale dall’asilo fino alla scuola.Crede che siamo di fronte a una deformazione del principio di uguaglianza?Assolutamente sì. Nella filosofia dei diritti umani e della Rivoluzione francese gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti, uguaglianza giuridica e libertà sono consostanziali. Il marxismo aveva già criticato questa concezione, sostenendo che occorre l’uguaglianza di fatto fra le classi sociali. I nuovi movimenti multiculturalisti, adesso, vogliono contraddittoriamente il diritto alla differenza e quello all’uguaglianza di fatto fra le categorie sociologiche, culturali, sessuali e così via».E la maternità surrogata ricade in questa lettura egualitarista? Su questo punto ci sono giudizi contrastanti anche da parte del femminismo. Perché non si può dire che il ricorso a una prostituta sia un delitto e che invece il ricorso all’utero di un’altra donna non lo è. È evidente che quest’ultimo caso è ben più grave. Ma al contempo questo femminismo è passato dalla difesa delle donne a quello dell’omosessualità, promuovendo le nozze gay in nome dell’uguaglianza. Tanto che c’è chi sostiene che il seguito dell’uguaglianza è di permettere a due uomini di poter "fare" un bambino".È d’accordo con chi dice che la circolare Taubira sul riconoscimento dei bambini nati da maternità surrogata abbia aperta una fase di indeterminatezza giuridica?Certamente. Dopo aver messo la Francia di fronte al fatto compiuto, questi genitori sostengono che non si possono lasciare i bambini senza la nazionalità francese. Da qui, gli articoli lacrimosi sui "fantasmi della Repubblica". I genitori però hanno ricercato questa situazione. E se si cede, vuol dire che i divieti della Francia e della società non pesano più. Dopodiché occorrerà piegarsi sistematicamente davanti a ogni fatto compiuto. La Corte di Cassazione si oppone ai riconoscimenti dei bambini. Il governo potrebbe giustificare possibili aperture evocando proprio l’incertezza giuridica?La Corte dice che occorre essere coerenti. Se la legge proibisce la maternità surrogata, allora non si può avallare la frode di chi va in India, negli Stati Uniti o altrove. Se il legislatore vuole uscire da questa situazione, che lo dica e prenda le proprie responsabilità.C’è chi parla di lassismo delle autorità a proposito delle cliniche straniere e dei siti Internet specializzati nella maternità surrogata. Condivide?È evidente che è così, perché più volte gruppi di giuristi hanno chiesto al ministro guardasigilli di promuovere azioni giudiziarie contro queste aziende che si fanno pubblicità in Francia. Ma ogni volta la risposta è stata che ciò esula dalla competenza francese, nonostante i fatti avvengano sul nostro territorio. E non si vuole far nulla per impedirli.Quali sono i rischi principali della maternità surrogata?Si parla spesso di utero in affitto, ma in realtà il fenomeno va ben al di là. Siamo davanti a contratti sulla fabbricazione di un essere umano e sul suo abbandono. È un mercato centrato sulla mercificazione non più solo del corpo ma dell’essere umano e della sua stessa esistenza.
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