giovedì 30 maggio 2013
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La "maledizione della clonazione" ha colpito ancora. È passato solo qualche giorno dalla pubblicazione su Cell di un articolo che annunciava la produzione di staminali embrionali umane clonate, e già sono stati trovati errori nel testo.Ricordiamo ancora le clamorose bugie del veterinario coreano Hwang Woo Suk, protagonista della più grande frode scientifica di tutti i tempi: due suoi lavori sulla rivista Science, nel 2004 e nel 2005, in cui sosteneva di aver clonato embrioni umani per ricavarne staminali, contenevano dati totalmente falsi. L’esperimento era fallito e gli ovociti usati non erano stati donati spontaneamente dalle donne, come dichiarato, ma in gran parte venduti e comunque ceduti a seguito di enormi pressioni personali (alcune erano ricercatrici del suo gruppo). Adesso il veterinario coreano è impegnato a clonare mammuth, e nessuno ne sente la mancanza. Shoukhrat Mitalipov, principale autore del contestato articolo su Cell, ha ammesso gli errori contestati, ma si difende dicendo che si tratta di dettagli, e che è tutta colpa della fretta con cui l’articolo è stato pubblicato: i risultati sono autentici, la clonazione è avvenuta, le linee cellulari staminali esistono. Visti i precedenti, c’è da andare cauti: anche se fossero solo «errori innocenti» – come ha dichiarato alla rivista Nature – sicuramente è un incidente che non depone a favore della serietà del lavoro. Gli errori sono stati evidenziati su PubPeer, un sito dove si possono commentare anonimamente gli articoli scientifici pubblicati. A essere contestate sono alcune figure duplicate, grafici con didascalie invertite, e da ultimo certi andamenti che non convincono: troppo vicini al comportamento teorico.Fa discutere poi la velocità con cui l’articolo è stato accettato dalla rivista: solo tre giorni, un tempo impensabile e del tutto inusuale, tanto più in un tema così controverso e delicato. Sei anni fa, quando Mitalipov clonò embrioni di macachi, sempre per ricavarne staminali, Nature impose un’attesa di sei mesi prima della pubblicazione, per avere il tempo di verificare con un esperimento indipendente: in quell’occasione i dati originali e il lavoro che li confermava vennero pubblicati contemporaneamente. Perché tanta fretta, adesso, da parte di Cell? E che cosa sarebbe cambiato, con qualche settimana in più di tempo? Errori come quelli ammessi dagli autori sono imbarazzanti, anche per il modo con cui sono stati scoperti: sono sfuggiti a chi doveva controllare (referee e team editoriale della rivista), mentre è bastato pochissimo tempo a un anonimo lettore per rendersene conto. Inadeguatezza nei "controllori", che forse non avevano le competenze adeguate per giudicare l’articolo? O veramente hanno avuto così poco tempo per esaminare il lavoro assegnato da non essere stati in grado di individuarne gli errori e i punti deboli? I responsabili di Cell minimizzano l’incidente, riconoscendo pubblicamente «errori minori» che non inficerebbero comunque i risultati scientifici illustrati, e difendendo la scelta dell’estrema rapidità dei tempi di accettazione. Francamente, però, la rivista non ne esce bene, come si può capire anche dalle dichiarazioni di Arnold Kriegstein, direttore del programma sulle cellule staminali dell’Università della California, che ha parlato di «un livello di sciatteria che non ti aspetteresti da uno studio di alto profilo».Rimane inoltre la domanda sul perché gli autori abbiano avuto tanta fretta: Mitalipov l’ha giustificata con la necessità di pubblicare prima di presentare i risultati al meeting di giugno della Issrc (International Society for Stem Cell Research), e ha scusato il responsabile degli errori nei grafici: «C’era tanto stress nel mettere insieme tutte quelle figure...». Motivazioni poco convincenti, non solo per chi scrive, ma anche per autorevoli ricercatori come Jim Woodgett, che sul sito di Nature commenta: «Gli errori possono non inficiare i risultati scientifici, ma pongono necessariamente dubbi sulla qualità del lavoro. Qualcuno può spiegare perché questo articolo aveva bisogno di essere pubblicato così incredibilmente in fretta? E riguardo al meeting Isscr di giugno, da quando esiste come requisito pubblicare i dati prima di parlarne?». Molto più allusivo Rick Wallace: «Vorrei essere una mosca all’Isscr. Fra queste rivelazioni e la causa intentata dal dottor Xu al dottor Yamanaka, penso che sarà un meeting molto interessante».
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