venerdì 29 novembre 2013
​La sperimentazione è avvenuta con successo, per la prima volta al mondo, nell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
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​Adesso la strada è aperta. Dopo anni di ricerche, progressi e fallimenti in tutto il mondo, arriva da Roma, a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro l’Aids (1 dicembre) la notizia destinata a cambiare la storia della malattia, anche se non ancora in modo definitivo: l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù ha sperimentato, per la prima volta con successo, un vaccino pediatrico terapeutico. La somministrazione ha riguardato bambini nati infetti per via materna, un tipo di trasmissione che interessa il 95% dei nuovi casi pediatrici ogni anno.

Lo studio, durato due anni, è stato condotto su due gruppi di 10 bambini. Il nuovo preparato, abbinato in uno dei due gruppi alla terapia antiretrovirale classica, ha determinato il significativo aumento di risposte immunologiche «potenzialmente in grado di determinare il controllo della replicazione del virus dell’Hiv»; risposte, invece, assenti nel gruppo di bambini non interessato dalla somministrazione. Il risultato rende il trial dell’Ospedale della Santa Sede lo studio pilota per sperimentazioni future. Il successo del vaccino, come affermano dal nosocomio, «potrebbe ridurre il rischio dei fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel tempo alle cure antiretrovirali e diminuire sensibilmente i costi per i sistemi sanitari nazionali», che costituiscono, non di rado, un impedimento alle cure, specie nei Paesi più poveri.

Come è nella vocazione dell’Ospedale, lo studio è stato pubblicato open source sulla prestigiosa rivista scientifica Plos One. Significa, spiega il presidente del Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, che la ricerca è «disponibile gratuitamente per tutta la comunità scientifica», ed è stata inoltre «realizzata in modalità non profit, senza contributo di industrie farmaceutiche e dunque senza particolari vincoli».La sperimentazione è stata condotta dall’immunoinfettivologo Paolo Palma, dell’équipe del professor Paolo Rossi, in collaborazione con la cattedra di Pediatria dell’Università di Roma Tor Vergata e rappresenta una strategia innovativa mirata a "educare" il sistema immunitario di una persona infetta a reagire contro il virus che lo ha attaccato. In questi casi si parla quindi di vaccini "terapeutici", in quanto servono a curare persone già infette, mentre quelli "profilattici" hanno una funzione preventiva e si assumono da sani per evitare i contagi. Non esiste purtroppo al momento un vaccino profilattico contro l’Hiv mentre è in fase avanzata di sperimentazione quello terapeutico nell’adulto.

Il siero sperimentato a Roma è stato realizzato dal Karolinska Instituet di Stoccolma, secondo le specifiche dei ricercatori del Bambino Gesù. In sostanza, nel soggetto infetto, un bambino, viene somministrato il Dna di una specifica proteina dell’Hiv. Le informazioni genetiche introdotte nelle cellule del paziente stimolano la risposta immunologica dell’organismo. La cellula umana che riceve il Dna dell’Hiv inizia a sintetizzarla, migliorando la risposta immunitaria verso il virus. Il vaccino ha ricevuto il via libera dall’Agenzia italiana del farmaco e dal Comitato etico dell’Ospedale. Le risposte immunologiche sono state studiate in collaborazione con il Laboratorio di Evoluzione e trasmissione virale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, coordinato da Gabriella Scarlatti.Da domani si guarda già alla fase successiva della sperimentazione che prevede la somministrazione precoce della terapia antiretrovirale, la successiva somministrazione del vaccino e, nell’adolescenza, la possibile sospensione della terapia antiretrovirale per periodi di tempo ristretti e sotto monitoraggio.

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