martedì 18 aprile 2017
La ferma nota della sanità d'ispirazione cristiana giunge alla vigilia della ripresa alla Camera dell'esame sulla controversa legge che introdurrebbe le Disposizioni anticipate di trattamento
Gli ospedali cattolici: si rispetti la nostra coscienza
COMMENTA E CONDIVIDI

La ferma nota della sanità d'ispirazione cristiana giunge alla vigilia della ripresa alla Camera dell'esame sulla controversa legge che introdurrebbe le Disposizioni anticipate di trattamento, le discusse Dat sulle quali si sono moltiplicate le voci critiche che di questa norma denunciano la sostanziale apertura a scelte di tipo eutanasico, a cominciare dalla possibilità di sospendere in ogni momento la nutrizione assistita, con medici e strutture ospedaliere che sarebbero tenuti a eseguire le volontà del paziente anche se queste ne provocassero la sua morte.
"Rivendichiamo per le nostre strutture - e per i sanitari che vi operano e sulla base di una loro libera opzione di coscienza - l'impegno di applicare rigorosamente la legge in approvazione sulla DAT, salvo la facoltà di non assumerci la responsabilità di assistere pazienti la cui dichiarazione anticipata di trattamento faccia presumere un conflitto difficilmente sanabile con il nostro fermo orientamento etico". Ospedali e cliniche gestite da enti religiosi si rivolgono direttamente al Parlamento riunito per decidere la legge sul fine vita. E lo fanno con molta chiarezza e con altrettanta decisione: "Massimo rispetto per la legge - si legge in una dichiarazione di padre Virginio Bebber, presidente dell'Associazione che riunisce le istituzioni sanitarie cattoliche (ARIS) - chiediamo però rispetto anche per la nostra libertà di coscienza".
"In tema di fine vita – prosegue la dichiarazione - si va profilando una soluzione legislativa che, in particolare per quanto concerne "idratazione e nutrizione" le quali vengono considerate cura e non semplici elementi basilari di sostegno vitale, lascia aperto un vasto campo di dissenso etico-antropologico che non può essere sanato da una norma del diritto positivo, per quanta considerazione e rispetto meriti il Parlamento e la funzione legislativa che, in virtù del suo titolo di rappresentanza popolare, gli compete". "Un dissenso – prosegue la nota - che non possiamo e non vogliamo sottacere. Un dissenso che rappresenta per noi non solo un‘opzione morale ovvia ed irrinunciabile, bensì anche un indirizzo che intendiamo assumere e mantenere quale elemento che identifica e caratterizza il servizio che le nostre strutture sanitarie di ispirazione religiosa assicurano alla collettività, concorrendo in misura significativa alla funzione pubblica di tutela e promozione della salute e della vita".
"Né possiamo condividere – conclude padre Bebber - il fatto che nutrizione ed idratazione siano di fatto totalmente ascritte alla determinazione del paziente e rese indisponibili alla responsabilità del medico che è chiamato in tempo reale al letto del paziente a valutare, in scienza e coscienza, il concreto sviluppo di una condizione clinica che nessuna "dichiarazione anticipata" è in grado di presumere in tutti i suoi profili". "Ribadiamo pertanto piena adesione ai principi ispirati da Papa Francesco per cui idratazione e alimentazione artificiali sono da somministrare al malato quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio, ma la loro sospensione non giustificata continuerà ad essere considerata dalla Chiesa un atto di eutanasia".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: