giovedì 3 novembre 2016
Una ricerca dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza presentato al III Forum della Società italiana medici pediatri, conferma il disorientamento dei genitori
Emergenza gender. Le famiglie hanno paura
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Addio famiglia tradizionale? Via libera alla “gender generation”? C’è poco da rallegrarsi. Sia per gli esiti che nessuno riesce ancora a definire, sia perché il cambiamento rischia di risultare tutt’altro che indolore. Di fronte a situazioni che non sanno decifrare e che rappresentano interrogativi spesso senza soluzione, le famiglie italiane hanno paura e non nascondono il loro disorientamento. Ecco i risultati dell’offensiva culturale del cosiddetto gender.

La fonte è al di sopra di ogni sospetto, visto che la crescente confusione che tocca tante famiglie è confermata dall’
Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza che qualche giorno fa a Stresa, in occasione del III Forum della Società italiana medici pediatri, ha presentato un’indagine sul problema.

Mille i genitori intervistati dalla società di ricerca Datanalyses, scelti tra coloro che hanno figli adolescenti tra i 12 e i 16 anni. Almeno due milioni, secondo le stime presentate dai pediatri, gli adolescenti italiani che avrebbero manifestato problemi per quanto riguarda l’identità di genere. La metà invece coloro che avrebbero dichiarato un orientamento omosessuale o bisessuale. Condizionale d’obbligo e con doppia sottolineatura, perché durante l’adolescenza non c’è nulla di più aleatorio e ondivago degli impulsi sessuali. E pretendere di ricavare statistiche credibili dalle dichiarazioni di un sedicenne presenta la stessa difficoltà di una scalata sul Monte Bianco in ciabatte infradito.

Del tutto problematica quindi anche l’evidenza presentata dalla ricerca secondo cui i primi segni di un diverso orientamento sessuale si manifestano prima dei 18 anni nell’80% dei casi. Vero però che, soprattutto nell’ultimo decennio, cultura gender, sollecitazioni mediatiche, declino di alcuni valori forti di riferimento, vuoti educativi hanno finito per aumentare la confusione e convinto tanti giovani che una certa “alternanza” nell’orientamento sessuale rientrerebbe nelle eventualità da mettere in conto.


Di fronte a un panorama affettivo sempre più instabile, scontato allora che un terzo dei genitori ammetta di non sapere cosa fare.
Quasi la metà racconta di intuire il disagio attraversato dai figli ma di non riuscire poi a fornire l’aiuto chiesto magari solo implicitamente. Uno su cinque tenta di comprendere, uno su due ritiene che il dialogo sia difficile. Come dare torto a queste mamme e a questi papà?

Tutto si complica poi quando media e opinionisti parlano di “nuove forme di famiglia”. Per la metà dei genitori la famiglia è solo quella in cui sono presenti un padre uomo e una mamma donna. E addirittura un terzo ritiene che le teorie del cosiddetto gender possano disgregare la famiglia. Anche per quanto riguarda la fecondazione eterologa larghissimi dissensi. Per circa la metà dei genitori si tratta di una pratica da non incoraggiare. Via libera invece alle unioni di fatto da oltre due terzi degli intervistati. Un dato che rivela per lo meno qualche difficoltà di giudizio. Se non una palese incoerenza. Tentiamo di capire. Se si considera –giustamente – che le “gender theory” racchiudano tante negatività per la formazione dell’identità sessuale dei ragazzi, come si fa poi a concedere patenti di legittimità culturale alle unioni di fatto, una scelta maturata proprio sulla malapianta del gender? Il fatto che esista una legge che regolamenta queste unioni e concede una serie di diritti, anche condivisibili, alle persone che scelgono questi percorsi, non significa condividerne le radici valoriali e tantomeno fingere di non vedere le conseguenze connesse. Cioè il rischio che dalle unioni civili si passi al similmatrimonio omosessuale e all’adozione omogenitoriale.

Che dire? Se il dato più evidente emerso dalla ricerca è il disorientamento delle famiglie, non c’è da stupirsi che anche su questo punto madri e padri di figli adolescenti, manifestino incertezze, dubbi, valutazioni contraddittorie. E l’emergenza educativa diventa dramma devastante.

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