giovedì 6 luglio 2017
L'allarme della madre del bambino inglese: stanno per staccare la spina. Manifestazioni a Londra. La Casa Bianca ha chiesto un incontro bilaterale con la premier inglese durante il G20 ad Amburgo
Ore decisive per Charlie Gard. Pronto il trattamento
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E' un momento drammatico per il piccolo Charlie Gard. A dare l'allarme l'associazione italiana Mitocon, secondo cui i medici del Great Ormond Street di Londra starebbero per staccargli la spina. A comunicarlo all'organizzazione sarebbe stata la stessa mamma del bimbo, Connie Yates. Il presidente di Mitocon, Piero Santantonio, ha lanciato un appello: «Fermatevi, il protocollo scientifico di trattamento sperimentale è pronto. Oggi pomeriggio si è tenuta una riunione tra i medici e i ricercatori dell'equipe internazionale e tra poche ore sarà resa nota una posizione ufficiale rispetto alle possibilità terapeutiche percorribili per il piccolo Charlie». Charlie's Army, però, il sito che sostiene la famiglia di Charlie, però, ha invitato alla cautela.

La vicenda del bambino inglese ormai non ha più confini: verrà discussa perfino durante il G20 di Amburgo. Mentre secondo i media inglesi, il presidente americano Donald Trump farà pressioni direttamente sulla premier britannica Theresa May per farle dare il via libera al trasferimento del neonato in un ospedale negli Usa, nel corso del vertice che si apre venerdì in Germania.

La Casa Bianca ha chiesto infatti un incontro bilaterale fra i due leader nel quale il capo di Stato statunitense tenterà di convincere il primo ministro a intervenire, sebbene quest'ultima abbia fatto capire di non voler interferire con le decisioni dei medici e dei tribunali inglesi che chiedono invece di staccare la spina al bimbo ricoverato per una malattia genetica rara presso il Great Ormond Street Hospital di Londra.

Un portavoce dei Gard ha affermato che l'amministrazione Trump si sta impegnando molto in proposito ed è in contatto con la famiglia del neonato di 11 mesi, il centro pediatrico londinese, il governo britannico e il medico americano che è pronto a sottoporre gratuitamente il bimbo a una terapia sperimentale.


No a un trasferimento di Charlie a Roma

Il piccolo Charlie Gard non potrà essere trasferito al Bambino Gesù, che aveva manifestato la propria disponibilità ad accoglierlo e assisterlo recependo le parole di papa Francesco. "L'ospedale di Londra ha risposto che non è possibile da un punto di vista legale", sulla base delle sentenze, ha riferito Mariella Enoc, presidente dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, a margine della presentazione, martedì, della Relazione sanitaria e scientifica 2016 presso la Pontificia Accademia delle Scienze.


"Sono stata contattata dalla mamma di Charlie. È una signora molto determinata e molto decisa, che non vuole cedere di fronte a nulla. Ci ha chiesto di provare a verificare la possibilità che questa cura venga fatta, e i nostri medici e scienziati stanno approfondendo la possibilità". I medici che seguono le malattie rare dell'ospedale sono al lavoro con altri esperti internazionali per mettere a punto un protocollo di trattamento sperimentale per il piccolo Charlie. I medici, ha riferito ancora Enoc, sono in contatto anche con alcuni esperti statunitensi.

Mercoledì mattina la mamma di Charlie ha parlato con i medici dell'ospedale romano.

Il piccolo Charlie ha 10 mesi e il respiratore meccanico che lo tiene in vita potrebbe essere staccato da un momento all'altro dall'ospedale londinese in seguito a varie sentenze legali, delle quali l'ultima è della Corte europea dei diritti dell'uomo. Venerdì scorso era stata concessa una proroga rispetto alla decisione di staccare il ventilatore meccanico..

IL DOSSIER DI AVVENIRE SU CHARLIE

I genitori non smettono di sperare che possa succedere qualcosa prima che i medici decidano di staccare i macchinari che tengono in vita il figlio, dopo aver concesso venerdì scorso una proroga alla famiglia. L'attenzione internazionale è massima, col coinvolgimento non solo delle autorità britanniche ma anche del presidente americano Donald Trump, del Papa e dell'ospedale Bambino Gesù di Roma.

"Un nostro ricercatore è stato contattato da medici di varie parti del mondo perché c'è un protocollo di cura internazionale e sperimentale che si potrebbe applicare al bambino dove si vuole: a Londra, a Roma, a New York. Quindi si sta stendendo una nota sulla base di questo protocollo e la mamma è in contatto con noi. Lei è informata su tutto e molto determinata. I nostri ricercatori - ha spiegato Enoc - sono disponibili, stanno lavorando per proporre l'applicazione di questo protocollo internazionale per una cura sperimentale. Non so se nel frattempo la mamma vorrà tentare dei passi: forse per sospendere, ritardare l'applicazione della decisione della Suprema Corte. Se questa decisione verrà applicata, al bambino andrà tolta la respirazione automatica. In questo momento c'è uno stato di attesa. Noi non sappiamo perché, ma intanto lavoriamo affinché si possa fare qualcosa nell'ambito dei protocolli internazionali che lo consentono, non certo per l'idea di un singolo medico che si inventa qualcosa. Noi diamo la disponibilità a tentare qualcosa qui da noi o dove si vorrà".

Il cardinal Parolin: faremo il possibile

"La Santa Sede farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard". Lo ha detto il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, intervenuto martedì pomeriggio alla presentazione del Rapporto annuale dell'Ospedale Bambino Gesù. "È importante - ha spiegato Parolin - offrire tutta l'accoglienza" al piccolo Charlie e ai suoi genitori "perché proseguano le cure".

Si muove il governo

Il ministro degli Esteri Alfano ha annunciato che "il nostro ambasciatore ha già parlato con il management del Great Ormond Street Hospital e la risposta è stata che hanno le mani legate da due sentenze che devono rispettare". Mercoledì Alfano ha avuto un colloquio con il suo omologo Boris Johnson, che però, pur esprimendo gratitudine ed apprezzamento per l'offerta italiana, ha spiegato che ragioni legali impediscono alla Gran Bretagna di accoglierla.

Anche la premier Theresa May è intervenuta sulla vicenda: l'ospedale in cui è ricoverato Charlie prenderà in considerazione qualsiasi offerta o nuova informazione relativa al "benessere di un bambino disperatamente malato". Il commento della May arriva dopo l'offerta di aiuto di Donald Trump, l'appello di papa Francesco e il diniego opposto dal ministro degli Esteri Boris Johnson alla richiesta di Angelino Alfano. "È una posizione inimmaginabile per chiunque e capisco pienamente e apprezzo che qualsiasi genitore, in queste circostanze, voglia fare tutto il possibile e tentare qualsiasi opportunità per il proprio bambino gravemente malato", ha detto. "Ma so anche che nessun dottore vorrebbe mai trovarsi nella posizione di decidere" su casi del genere. May ha aggiunto di essere "fiduciosa che l'ospedale Great Ormond Street abbia preso e prenderà sempre in considerazione le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate".

Appello per la vita di Charlie da 40 eurodeputati

“Esprimiamo il nostro pieno appoggio a Charlie Gard, a Chris Gard e a Connie Yates. Ci riteniamo obbligati ad esprimere le nostre preoccupazioni più profonde riguardo al risultato oltraggioso del caso di Charlie, che infrange i valori fondamentali dell'Europa, in particolare il diritto alla vita, il diritto alla dignità umana e all'integrità personale”. Lo si legge in una lettera aperta, ricevuta dal Sir, sottoscritta al Parlamento Ue da una quarantina di eurodeputati (primi tre firmatari Miroslav Mikolášik, Luigi Morgano, Laurentiu Rebega) sul caso-Charlie, che, dopo la sentenza della Corte europea, sta attraversando possibili sviluppi. “Charlie Gard è un bambino di 10 mesi che soffre di una condizione medica rara e minacciosa per la vita, attualmente dipendente dal supporto alla vita in uno degli ospedali di Londra”, spiegano i deputati europei. “I suoi medici hanno concluso che egli non ha più diritto di vivere in questo mondo e hanno chiesto l'approvazione dei tribunali per interrompere la sua cura salvavita, inclusa la nutrizione e l'idratazione. Purtroppo, sia i giudici nazionali che la Corte europea dei diritti dell'uomo si sono identificati con il ragionamento dei medici e hanno deciso di mettere fine alla vita di Charlie in assoluta contraddizione con la volontà dei suoi genitori”.

E poco oltre: “L'amore per i bambini spesso conduce i genitori a superare quello che è normalmente possibile quando si tratta del benessere del loro bambino; proprio come nel caso di Chris Gard e Connie Yates che sono riusciti a raccogliere 1,4 milioni di dollari” per finanziare “procedure mediche innovative eticamente sostenibili che potrebbero portare speranza a loro e ad altri. Hanno trovato con successo un trattamento sperimentale negli Stati Uniti”. Poi un interrogativo: “Come è possibile che anche oggi, nel ventunesimo secolo, in tempi in cui noi stessi definiamo la nostra epoca come quella che rispetta i valori fondamentali della vita e della dignità umana, il Regno Unito non agisca nel migliore interesse dei suoi cittadini?”. La missiva si conclude così: “Noi, sottoscrittori deputati del Parlamento europeo, intendiamo rispondere con un chiaro ‘no’ e condanniamo fermamente la vergognosa condotta che minaccia questi valori della nostra società civile”. Tra i firmatari figurano eurodeputati di diversi Paesi.

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