giovedì 8 gennaio 2015
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"Due 'madri' e una sentenza che non aiuta. L'espansione senza fine di certi diritti soggettivi porta a situazioni di grande confusione, giuridica e non solo, con il rischio che a pagarne le conseguenze siano prima di tutto proprio quei minori che si intende tutelare". Così l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia sulla sentenza della Corte d'appello del capoluogo piemontese che ha riconosciuto, a due donne eguali diritti come mamme di un bambino nato in Spagna da inseminazione eterologa. "Se è vero che l'interesse primario da tutelare è quello del non si può non notare come certe situazioni 'limitè creino dei veri paradossi, giuridici ed esistenziali" ha commentato monsignor Nosiglia, giudicando importante che la magistratura "nei due gradi di giudizio, abbia comunque sottolineato l'attenzione prioritaria alla tutela della persona più debole: ma la crescita di questo bambino avverrà comunque in unasituazione dove si incrociano diverse, obiettive difficoltà, legate in particolare all'assenza di un vero contesto familiare. L'auspicio espresso da monsignor Nosiglia è che "l'affidamento congiunto alle due 'mamme' stimoli il reciproco senso di responsabilità degli adulti in questione". "Ma non si può non rilevare che proprio il merito della vicenda giudiziaria si caratterizza per le 'assenze' di vari presupposti: l'assenza di figure materne e paterne chiare, riconoscibili e 'presenti'; l'assenza di un contesto sociale, culturale e normativo che metta in esplicito collegamento i diritti degli 'individui' con i doveri dei genitori e dei cittadini" ha concluso l'arcivescovo.
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