sabato 21 dicembre 2013
Maria è nata 4 mesi dopo il ferimento della mamma in una sparatoria. Annalisa Guglielmino
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La sua mamma è in coma da quattro mesi, ma lei è nata lo stesso. È venuta alla luce ieri all'ospdale Cardarelli di Napoli Maria Emiliana. La madre Carolina Sepe è in coma dallo scorso 25 agosto: l'aveva colpita alla testa un proiettile, sparato da un vicino di casa che per futili motivi ha anche ucciso il padre della donna, quando lei non era neanche al terzo mese di gravidanza. Eppure Maria ha continuato a crescere dentro di lei fino a quando i medici, alla 27esima settimana di gestazione, i medici hanno deciso che fosse venuto il momento in cui la piccola potesse nascere. Accolta dall'amore del papà e del fratellino, che non si sono mai allontanati dal letto di Carolina, e che aspettano e pregano tutti i giorni che possa nascere, anche lei, un'altra volta. Una storia che ha pochi precedenti e che «dimostra i progressi della scienza, che può mantenere le funzioni vitali della mamma, e garantire al nascituro di venire al mondo quando i rischi per la sua vita non sono più alti, e cioè dopo la 23esima settimana di vita». È Carlo Valerio Bellieni, segretario del Comitato di Bioetica della Società Italiana di Pediatria e membro di Scienza e Vita, a sottolineare, oltre all'eccezionalità, anche la positività del caso di Napoli. «I rischi della nascita prematura sono inferiori al diritto alla vita». Un caso simile è accaduto di recente in Ungheria, dove un bambino è nato alla 27esima settimana di gestazione dalla mamma entrata in coma alla 15esima. E in Italia, nel 1998, era avvenuto all'ospedale Gaslini di Genova. Casi in cui la vita è stata più forte di tutto, e ha vinto. A dispetto di ogni polemica (è stato il caso ungherese) sollevata da chi ritiene che la mamma sia solo «un'incubatrice». Ma i primi a non accettare questa intrepretazione sono i familiari di Carolina. Per suo marito Giampiero Maria è un regalo immenso. «Per festeggiare, aspetteremo il risveglio di Carolina». A cui lui e il figlio Eliseo parlano da mesi. Le raccontano tutto, le fanno ascoltare le canzoni dei momenti felici. E in tutto questo tempo anche la piccola ch'era dentro di lei ha potuto ascoltare il mondo esterno. «Una grande prova di coraggio» quella del padre, per Bellieni: in assenza della voce della madre, la bambina ha potuto ricevere importantissimi stimoli dal mondo esterno.Maria si chiama così in onore della Madonna, che il suo papà invoca tutti i giorni al capezzale della moglie. Alla nascita pesava un chilo e 90 grammi appena, che le erano sufficienti. Adesso cresce bene. Adesso, e non prima, è in un incubatrice. Come la sua mamma, e per la sua mamma, ha tutto il diritto di vivere.
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