venerdì 17 ottobre 2014
Il presidente della Cei al Sinodo ha affontato anche questo tema, denunciando la «dittatura» del pensiero unico dominante e rinnovando la preoccupazione dei vescovi per il diffondersi (pure nelle scuole) dell’ideologia del gender. (Mimmo Muolo)
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Il Sinodo è la dimostrazione della «grande passione» con cui la Chiesa tutta guarda al tema della famiglia. Parola del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, che in una intervista alla Radio Vaticana afferma di aver sottolineato, durante i lavori, il tema dell’educazione affettiva, denuncia la «dittatura» del pensiero unico dominante e rinnova la preoccupazione dei vescovi per il diffondersi (anche nelle scuole) dell’ideologia del gender.

L’assemblea sinodale, ricorda Bagnasco, è «un momento di grazia per la Chiesa, perché - insieme al Santo Padre – tutti noi, padri sinodali, gli osservatori, gli uditori e i vari invitati, abbiamo aperto lo sguardo e il cuore con grande chiarezza, con grande semplicità e con grande passione di pastori, sul tema della famiglia, che è la realtà fondamentale della società e della Chiesa. Ho ricordato – prosegue il porporato – in modo particolare la necessità dell’educazione affettiva, perché l’amore non è soltanto sentimento, ma è quello che la cultura presente non dice: l’amore è dono, è dono di se stesso ed è decidere di donarsi ad una altra persona per sempre, per tutta la vita. Questo grandissimo e splendido ideale, che oggi sembra impossibile nel mondo occidentale perlomeno, è possibile se si fa appello alla grazia di Dio».

Il cardinale fa poi riferimento alle forti correnti di pensiero che tendono a indebolire la famiglia. «Il “pensiero unico” – dice – è ormai una dittatura, che si vuole imporre dall’Occidente a tutte le altre parti del mondo. Ma l’Occidente, e in particolare l’Europa, non è più assolutamente il centro del mondo: quindi l’arroganza della cultura europea dovrebbe fare i conti con questa realtà. Purtroppo gli organismi internazionali, che sono tanto importanti – pur essendo rappresentativi di tutti i Paesi del mondo – ragionano con una cultura, con una antropologia sostanzialmente occidentalista, che ormai ruota attorno alla cosiddetta teoria del genere». Di qui il rinnovato allarme del presidente della Cei, soprattutto di fronte al diffondersi di questa teoria a scuola. «È un’offesa gravissima sottolinea Bagnasco –, che le istituzioni tentano di fare, al diritto sacrosanto, al diritto naturale dei genitori di offrire ai propri figli la visione culturale - una visione antropologica e valoriale - in cui loro credano e che sia la migliore per sé e per i propri figli. Questo diritto non può essere assolutamente scavalcato da alcuna autorità». Quindi, prosegue il cardinale, «questi tentativi di immettere, in modo quasi nascosto, questo tipo di visione che nasce dal genere, sotto la scusa di fare educazione affettiva o educazione sessuale, è un grave errore e non soltanto: è una grave violenza autoritaria rispetto ai genitori. I genitori devono essere non solamente informati su un progetto o su una intenzione delle autorità dello Stato o scolastiche che siano, ma devono dare – i genitori – l’autorizzazione esplicita e concorde perché queste cose vengano rappresentate ai propri figli».

Il presidente della Cei si dice poi convinto che anche in Italia vi sia il rischio di andare nella stessa direzione di altri Paesi europei «Lo abbiamo già visto l’anno scorso attraverso la diffusione di alcuni libretti, che poi sono stati – dicono – ritirati dalle scuole dopo un intervento dei vescovi che ha richiamato l’attenzione sul fatto. Non è un’ingerenza. È un dato, è una registrazione di un fatto, di cui però nessuno parlava. Già mi dicono altri che ancora circolano in qualche scuola». Perciò Bagnasco raccomanda ai genitori di stare «molto attenti: si tratta del bene fondamentale dei loro figli, perché vedere l’affettività, vedere la sessualità in genere, vedere la persona umana e la famiglia in un certo modo o in un altro, questo cambia radicalmente». La Chiesa, conclude, non lascia solo il genitore. «Ma si affianca senza sostituirsi alla famiglia» anche in questo campo.

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