giovedì 17 aprile 2025
I dati dei ministeri di Salute e Giustizia mostrano più aborti tra le minor. Ma la scelta abortiva non è l'unica soluzione a gravidanze inattese. Ecco le alternative, chi le offre. E chi accetta
Alcune immagini dell'home page del servizio Sos Vita

Alcune immagini dell'home page del servizio Sos Vita - Sosvita.it

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Maternità: una parola che si declina al plurale. Di questo si occupa l’associazione Sos Vita: giovani donne che scoprono una gravidanza e non sanno cosa fare, ragazze che chiedono ascolto post-aborto, adolescenti che hanno paura di dirlo a casa. « Il nostro compito è accogliere – afferma Lara Morandi, responsabile nazionale del servizio –. C’è chi ci scrive dopo un rapporto a rischio, chi non sa nemmeno se è incinta, chi teme di essere costretta ad abortire. A volte il problema non è chiaro nemmeno a loro».

Nata negli anni ’90 come un semplice telefono fisso che passava di mano in mano tra volontari, oggi Sos Vita è una rete nazionale gratuita e anonima, attiva 24 ore su 24. Ogni giorno risponde via telefono o chat a giovani donne: «Le minorenni tendono a scrivere più che a chiamare. C’è chi vuole abortire senza dirlo ai genitori, ma anche ragazze che vogliono tenere il bambino, o coppie che non sanno come affrontare questa situazione». In base alla zona, i volontari mettono la persona in contatto col Centro di Aiuto alla Vita più vicino per avviare un percorso. «La nostra forza è la rete: oltre 300 Cav in Italia. Spesso basta uno spazio dove potersi esprimere per cambiare tutto ». Morandi spiega che il punto centrale è l’ascolto libero ed empatico: «Una ragazza non ancora quattordicenne diceva di voler abortire. Ma quando ha parlato da sola con me, ha confessato di volerlo tenere. Era la paura di perdere il fidanzato a spingerla verso l’aborto. Alla fine, ha fatto la sua scelta, libera».

Anche Clara, 16 anni, voleva interrompere la gravidanza per salvare la relazione. «Viveva una situazione familiare complessa. Aveva già fatto la visita pre-Ivg, ma poi ha cambiato idea. Ci vuole tempo perché la consapevolezza maturi». Domenico Bellantoni, co-responsabile di Sos Vita e psicologo, sottolinea che l’obiettivo è «rendere reale la libertà di scelta. Oggi è più facile abortire che portare avanti una gravidanza». Il senso di ciò che fanno, per Bellantoni, si riassume in una storia: «Una coppia di 16enni, Angela e Pietro, decise di accogliere un figlio contro il parere delle famiglie. Oggi, dopo quarant’anni, sono ancora insieme con quattro figli».

A Milano, la Fondazione Ambrosiana per la Vita ha messo in piedi il progetto “Baby Mamme” per accompagnare chi vive la gravidanza in età adolescenziale. Il percorso si rivolge a ragazze tra i 13 e i 21 anni, seguite anche nei primi tre anni di vita del bambino. « Alcune arrivano dai consultori, altre dalle scuole o dal passaparola – racconta Laura Boati, psicologa responsabile –. Chi si presenta entro i primi tre mesi viene inviato al Cav per un colloquio. È fondamentale che la scelta sia libera e non condizionata». “Baby Mamme” ora è in pausa per questioni organizzative ed economiche, strascichi della pandemia, ma c’è il desiderio di rilanciarlo. L’équipe era composta da psicologa, educatrice e psicomotricista, in rete con il Centro di Aiuto alla Vita Ambrosiano per il supporto sociale. L’approccio, come quello di Sos Vita, è integrato. Si lavora sul benessere psicologico, la relazione madre- figlio, la ripresa scolastica o lavorativa.

«Abbiamo sempre cercato di non escludere nessuno, in particolare i padri: il loro ruolo è fondamentale. Vogliamo sostenere la maternità precoce, senza giudizi, con uno sguardo educativo e relazionale », aggiunge Boati. Non solo per evitare che le ragazze restino sole ma anche per prevenire una seconda maternità nel primo anno di vita del bimbo, «una fase già faticosa e vulnerabile durante la quale molte ragazze affrontano un’altra gravidanza, a volte interrotta». Ai problemi psicologici si aggiungono ostacoli pratici. «Le politiche attuali non consentono l’inserimento al nido se la madre non lavora. Ma come si può trovare lavoro con un neonato e nessun supporto?».

Molte ragazze interrompono gli studi alla terza media e faticano a riprenderli. Secondo Boati, l’educazione nella sfera sessuale e affettiva andrebbe anticipata: « Bisognerebbe insegnare la percezione del corpo, il rispetto dell’altro. Molte gravidanze non sono frutto di una scelta consapevole. A volte la maternità viene subita, per compiacere il compagno o la famiglia, e questo lascia segni profondi».

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