venerdì 3 maggio 2019
Il Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità, organismo delle Nazioni Unite interpellato, vuole studiare la vicenda. L'uomo è in stato di coscienza minima ma non in fin di vita
L'Onu vuole capire meglio e chiede alla Francia di non staccare la spina
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Per la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), è lecito lasciare morire Vincent Lambert, ma l’Onu reclama adesso del tempo per studiare il caso, chiedendo nel frattempo alla Francia di lasciare in vita il paziente tetraplegico francese 42enne in stato di coscienza minima, divenuto il simbolo, non solo oltralpe, del diritto alla vita delle persone colpite da forme pesanti di disabilità.

Su richiesta dei legali di Vincent, a pronunciarsi ieri sul caso per la prima volta è stato più precisamente il Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità, organismo dell’Onu, che ha domandato allo Stato francese di non permettere per il momento l’esecuzione dell’arresto dell’alimentazione e dell’idratazione del paziente.

In attesa di poter decidere, l’Onu si oppone a un’esecuzione immediata della soluzione di morte scaturita dalla procedura medica collegiale predisposta nel quadro dell’Ospedale universitario di Reims, recentemente avallata dalla giustizia amministrativa francese, poi dalla Cedu.

La notizia è stata accolta come un nuovo spiraglio di speranza dai genitori del paziente e da quanti si battono per ottenere un trasferimento dell’ex infermiere in una struttura specializzata, ricordando che Vincent non è in fin di vita, come hanno riconosciuto le perizie mediche consegnate ai magistrati francesi. Si tratta per tutti di «un grandissimo sollievo», ha riassunto Jean Paillot, uno dei legali dei coniugi Lambert, per il quale la Francia ha 6 mesi per rispondere all’organismo Onu.

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