giovedì 19 novembre 2015
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«Riproduttrici: una classe inferiore di donne?». Il titolo del documentario che ha co-prodotto non lascia dubbi sulla posizione di Kathy Sloan, storica femminista americana, in merito alla gravidanza surrogata. «Sono contraria perché mercifica i corpi delle donne. È una transazione commerciale, non un rapporto consensuale che si traduce in una gravidanza», dice Sloan, da decenni pilastro di «Now» – National organization for women –, la più grande associazione femminista americana. La sua opinione può sorprendere, poiché molte femministe americane descrivono la maternità surrogata come un’espressione di libera scelta. Perché non è d’accordo?Perché si possa parlare di una scelta deve esserci uno scambio informato alla pari. In realtà, questo tipo di contratto non esisterebbe se le parti fossero sullo stesso piano. Nel quadro della maternità surrogata il contratto è sempre sbilanciato in favore degli aspiranti genitori, che sono finanziariamente solidi. La libertà della madre surrogata è un’illusione e nasconde forti differenze economiche e di istruzione. La realtà è che la maternità surrogata, come peraltro la vendita di ovuli, ha gravi implicazioni per i diritti delle donne oltre che per quelli del bambino. Quali diritti dei bambini vengono violati?La maternità surrogata degrada un bambino a un acquisto, o a un "diritto" che in realtà non esiste, per chi ha i mezzi finanziari per procurarselo. Come avvocata dei diritti umani penso che i bambini abbiano diritto a una storia genetica e a genitori biologici, a meno che questo non sia reso impossibile da circostanze eccezionali. Trasferire le funzioni di genitorialità a un acquirente nega al bambino qualsiasi diritto nei confronti dei suoi genitori biologici. Inoltre se le circostanze degli aspiranti genitori cambiano durante la gravidanza, o se i bambini nascono con problemi di salute, questi si trovano esposti al rischio di essere privati del tutto di un genitore.Per fermare la maternità surrogata e la vendita di ovuli lei, sostenitrice del diritto all’aborto, si è alleata con i gruppi a difesa della vita. Perché?Anni fa, quando ero direttore del Consiglio per la genetica responsabile, ho capito il rapporto diretto tra mercificazione sessuale e riproduttiva: si tratta di due facce della stessa medaglia. Questo lavoro mi ha dato la preparazione ideale per l’attivismo contro la riproduzione conto terzi nel quale sono impegnata da sette anni. Non ho alcuna riserva nel riconoscere che la mia missione è condivisa da persone che la pensano diversamente da me in materia di aborto. Per questo collaboro con la Chiesa cattolica e con gruppi anti-abortisti.Negli Stati Uniti non si parla molto di maternità surrogata. Perché?Dopo ogni presentazione o conferenza vengo avvicinata da gente che mi dice: «Non avevo idea!»: sono sorpresi dalle realtà disumanizzante e nociva della maternità surrogata. Ovvio che non avevano idea: i media si concentrano sulle favole delle famiglie create attraverso questo cosiddetto "dono della vita", ignorando o de-enfatizzando lo sfruttamento insito nel business della maternità surrogata e le implicazioni per la salute di mamma e bambino in questo processo tecno-chimico. Quali sono questi rischi?Gli alti tassi di nascite multiple prodotte dall’impianto di diversi embrioni (negli Stati Uniti non ci sono limiti al numero che può essere impiantato) e gli effetti nocivi della fecondazione in provetta pongono sia madri che neonati ad alto rischio di complicanze. Ma le cure della madre surrogata pagate dai committenti si concludono con la nascita del bambino, anche quando la donna soffre effetti duraturi. Le surrogate e le fornitrici di ovuli devono essere sottoposte a molteplici iniezioni di ormoni sintetici cancerogeni, insieme a un intervento chirurgico per il prelievo degli ovociti o l’impianto embrionale che può avere devastanti conseguenze sulla salute. I rischi comprendono la sindrome da iperstimolazione ovarica, la rottura di cisti, la torsione ovarica, l’emorragia, sbalzi d’umore, infezioni, menopausa precoce, insufficienza renale, ictus, e anche la morte. Due dei rischi più gravi a lungo termine sono l’infertilità e il cancro, ovarico, della mammella e all’endometrio. Inoltre alle surrogate viene iniettato Lupron, un farmaco che è stato approvato per curare il cancro alla prostata e per indurre l’inizio della menopausa e che non è mai stato studiato nell’ambito della riproduzione assistita.Le donne non sono informate di tutto ciò?Alle donne non vengono fornite le informazioni di cui hanno bisogno per essere in grado di dare un consenso. Molte, se non la maggior parte, non sono consapevoli del fatto che non esistono regole sul traffico di ovuli o sulla maternità surrogata negli Stati Uniti, nessun registro nazionale, studi a lungo termine, o che l’industria della fertilità ha tutte le ragioni per minimizzare i rischi fisici ed emotivi dati gli enormi profitti generati. È l’assenza di regole che ha permesso al fenomeno di crescere negli Usa?Gli Stati Uniti sono secondi solo all’India nella fornitura di madri surrogate. La maggior parte sono le mogli dei militari che vengono scelte perché di solito si sposano e hanno figli da giovani, non sono molto istruite, vivono lontane dalla loro famiglia d’origine e hanno bisogno di soldi. Sono fra le più vulnerabili. Solo sei Stati americani proibiscono esplicitamente la maternità surrogata. Com’è possibile?Gli Stati Uniti sono la nazione del libero mercato e dell’ethos individualista. Fin da piccoli siamo indottrinati a disprezzare leggi e regolamenti che limitino il libero scambio. Nel caso della maternità surrogata ciò è aggravato dal forte timore di legislatori e attivisti di essere bollati come omofobi. L’industria della riproduzione ha individuato come target le coppie omosessuali di sesso maschile, e molte femministe mi hanno detto che non possono schierarsi al mio fianco per paura di essere attaccate pubblicamente dalla comunità gay. Qual è la sua strategia?Giro il Paese facendo azione di educazione e di sensibilizzazione del pubblico e di lavoro per proporre disegni di legge nelle assemblee statali. Bisogna inquadrare la questione per quello che è: un mercato di bambini prefabbricati. La gente deve capire che è una questione morale, non di libera scelta.
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