sabato 28 aprile 2018
Sul prato accanto all'ospedale si è riunito l'Esercito di Alfie per un commosso saluto. L'inno del Liverpool, una poesia e gli sguardi verso il cielo. Il grazie dei familiari all'Italia
(foto Angela Calvini)

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«Mi raccomando, ringrazia tutti gli italiani e i tuoi lettori da parte della nostra famiglia per il supporto». La zia di Alfie, Sarah, ci abbraccia e sorride fra le lacrime mentre andiamo a salutare lei e il giovane zio Daniel a nome dei lettori e dei giornalisti di Avvenire e di tutti gli italiani.

Siamo in mezzo a una folla di famiglie, mamme e papà spesso giovanissimi e tanti bambini: più di 2000 persone che hanno risposto all’appello di Alfie’s Army, l’esercito di Alfie, armandosi di palloncini colorati di blu e viola. Sono stati liberati in una manifestazione pacifica oggi pomeriggio, nell’ampio prato accanto all’Alder Hey Hospital di Liverpool, dove il piccolo Alfie Evans è morto nella notte.

Viola come la tristezza, ma blu come la speranza, mentre centinaia di palloncini volano in cielo fra le grida «Alfie, Alfie», perché, come ha recitato in una poesia un'amica alla fine della manifestazione «Dio adesso ti dice che sei libero di volare».

Sorrisi, abbracci e lacrime tra la folla che filmava l’evento, soprattutto quando in coro familiari e sostenitori hanno intonato You will never walk alone, l’inno reso celebre dai tifosi del Liverpool, seguito poi da A thousand years della popstar italo americana Cristine Perry.


«Siamo distrutti, ma vi ringraziamo tutti per quello che avete fatto» dice alla folla la zia di Alfie.

Vengono non solo da Liverpool, ma hanno fatto anche ore di auto per venire qui queste giovani famiglie e, parlando con loro, molti si domandano «perché il bambino non è potuto andare in Italia?» mentre le mamme e le nonne più impegnate invocano «una Alfie's law, una legge Alfie che tuteli i diritti dei genitori». L’esercito pacifico di Alfie non si ferma qui.

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