mercoledì 26 luglio 2017
Genitori e ospedale devono fornire una data per l'addio al piccolo. Sì all'hospice. L’ennesima udienza si è conclusa con un rinvio a giovedì 27. Tempi e luogo devono restare segreti
Connie Yates, mamma del piccolo Charlie, arriva oggi all'Alta corte di giustizia di Londra (Ansa)

Connie Yates, mamma del piccolo Charlie, arriva oggi all'Alta corte di giustizia di Londra (Ansa)

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Non c'è accordo tra genitori e staff dell’ospedale su dove Charlie, il piccolo di undici mesi affetto da una rara condizione genetica, trascorrerà le ultime ore. La mamma, Connie Yates e il papà, Chris Gard avrebbero voluto «portarlo a casa, fargli un bagnetto e vederlo dormire nel suo lettino». Ma per i medici dell’ospedale di Londra, il Great Ormond Street, dove è in cura dallo scorso ottobre, un hospice sarebbe la soluzione migliore per il piccolo. E così è toccato al giudice Nicholas Francis dell’Alta Corte di Londra dare l’ultimatum.

Una decisione, ha detto ieri, dovrà essere presa entro giovedì (domani) a mezzogiorno (l’una italiana) «o Charlie sarà portato in un hospice» e il respiratore che lo tiene in vita staccato poco dopo. Francis ha inoltre messo in chiaro che il nome dell’hospice e quando Charlie sarà trasferito dovranno restare riservati. «Chiunque pubblichi questi dettagli – è andato avanti il giudice – infrange la legge». La mamma, profondamente scossa, secondo quanto affermato dallo stesso giudice, è uscita prima che Francis comunicasse pubblicamente quanto stabilito.

I genitori avevano chiesto alcuni «giorni di tranquillità» prima di dire addio al figlio. Con il passare del tempo, però, per via delle difficoltà tecniche evidenziate dal Great Ormond Street Hospital e dei dubbi sulla sicurezza e sul miglior interesse del bambino, l’ipotesi si è allontanata sempre di più. Fino a quando il giudice stesso ha dichiarato che le uniche alternative in campo erano l’hospice o il Gosh. In apertura di udienza, il legale della famiglia Grant Armstrong ha parlato della difficoltà di trovare uno specialista di cure intensive disposto a seguire Charlie fuori da una struttura ospedaliera. «Un neurologo – ha detto ieri l’avvocato – si sarebbe fatto avanti per prendersi cura del bambino una volta trasferito in un hospice e anche alcune infermiere del Gosh hanno dato la loro disponibilità». Ma nonostante questo la famiglia non è ancora riuscita, ha sottolineato Armstrong al giudice, a trovare un esperto di cure intensive che sarebbe essenziale per prendersi cura del piccolo una volta uscito dall’ospedale. E poi l’appello: «Ci dia 48 ore per trovarlo», è stata la richiesta accorata di Armstrong per conto della famiglia del bimbo. Mentre il Gos, affermano alcuni media, avrebbe offerto «un’altra settimana di assistenza medica» prima del distacco del respiratore. Il giudice è apparso frustrato in più di un’occasione. «Speravo in un consenso – ha detto –. Ho fatto di tutto per andare incontro ai desideri dei genitori. Devo considerare gli interessi di Charlie».

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