mercoledì 27 maggio 2020
Sono al minimo storico le interruzioni di gravidanza autorizzate dal giudice, cioè senza assenso dei genitori. Un trend avviato dall'introduzione dei "contraccettivi d'emergenza", abortivi precoci
Aborti delle minorenni, discesa continua. Con la "pillola del giorno dopo"
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Continua a scendere, e di molto, il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza delle minorenni autorizzate dal giudice, quando manca l’assenso dei genitori o del tutore. Erano state 522 nel 2018, sono arrivate a 480 nel 2019. La conferma di un trend iniziato nel 2009. Fino ad allora i numeri erano sempre stati attorno a 1.300, col massimo nel 2007 quando si era arrivati a 1.435. Undici anni fa, appunto, l’inizio della discesa, con 1.186 casi, diminuiti a 1.042 nel 2013, a 780 nel 2015, a 615 nel 2017. È quanto si legge nella “Relazione sullo stato di attuazione della legge concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, relativa al 2019, inviata al Parlamento il 15 aprile dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Dare una risposta al perché del calo non è facile e i motivi sono sicuramente molteplici. Ma c’è un’importante coincidenza.

Proprio attorno al 2009 cominciano infatti a dilagare le cosiddette “pillole del giorno dopo”, che di fatto non richiedono il ricorso al giudice. Sarebbe importante, per capire il fenomeno, la sua evoluzione, chi ancora ricorre all’aborto e per quali motivi, avere altre informazioni che, purtroppo, dal 2005 la Relazione non fornisce più. Fino a quell’anno venivano rilevate, e analizzate, l’età e il luogo di nascita della minorenne, la persona eventualmente consultata dalla minorenne e i motivi di non consultazione, i motivi addotti dalla minorenne all’aborto.

Notizie importanti, come si leggeva nella Relazione del 2011 (ministro Paola Severino), l’ultima a citarle anche se vecchie. «Variabili – era scritto – che consentivano di avere una visione più ampia del fenomeno, soprattutto per ciò che riguarda le cause che in qualche modo lo possono originare». Tutto questo nella Relazione non c’è più, neanche come citazione, così come alcune criticità segnalate dai giudici.

Le poche informazioni rimaste sono quelle relative alla distribuzione geografica delle interruzioni di gravidanza delle minorenni. Con la conferma che si tratta di un fenomeno soprattutto delle regioni settentrionali e delle grandi città. Il 44 per cento delle richieste ha infatti ha riguardato il Nord (stessa percentuale dal 2005), il 23 per cento il Centro (in leggero calo), il 22 per cento il Sud (costante), l’11 per cento le Isole (in leggero aumento). Dei 213 casi del Nord, 73 sono relativi al Distretto della Corte d’Appello di Milano, 33 a quello di Torino, 28 per Genova, 23 a Brescia, 22 per Bologna, 18 in quello di Venezia. Dei 114 casi del Centro, 79 sono relativi al Distretto della Corte d’Appello di Roma e 25 a quello di Firenze. Tra i 110 casi del Sud ne troviamo 37 relativi al Distretto della Corte d’Appello di Napoli e 32 a quello di Bari. Tra i 53 casi riscontrati nelle Isole, 18 sono relativi al Distretto della Corte d’Appello di Palermo, 15 a quello di Catania e 11 a quello di Cagliari.

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