La Luna? Si trova nel cuore degli Appennini. Ecco dove
di Fulvio Fulvi
Incastrata fra Marche, Umbria e Toscana, l'Alpe della Luna è un angolo di meraviglia, variopinto e sconfinato, fatto di boschi fitti e rocce. Attorno, piccoli comuni ricchi di tradizioni, da Borgo Pace a Làmoli, fino a Sant’Agata Feltria

È una catena di rocce grigie incastrata tra i territori di tre regioni: Marche, Umbria e Toscana. Si chiama "Alpe della Luna" ed è un piccolo paradiso che si estende nell’area tra il Monte Fumaiolo e il Monte dei Frati, la cima più alta, a 1454 metri di quota. Qui, un massicio di argille marnose e arenarie si staglia sopra fitti boschi di faggi, cerri, abeti bianchi e carpini neri che sono l’habitat di scoiattoli, daini, caprioli e tassi. Per godere del variopinto panorama che cambia a seconda delle stagioni, non è necessario però raggiungere le vette più impervie, basta salire, seguendo una strada carrabile da Borgo Pace - un paesino in provincia di Pesaro-Urbino alle sorgenti del fiume Metauro - fino ai 600 metri della frazione di Làmoli dove, da un belvedere, girando lo sguardo verso il bacino del Tirreno, si possono ammirare, immerse tra le verdi colline, Pieve Santo Stefano e Sansepolcro, nel territorio di Arezzo, e San Giustino e Città di Castello, nella provincia di Perugia, tutti borghi di grande interesse storico-artistico con opere, chiese e monumenti che testimoniano il ruolo avuto da questi luoghi nel Medioevo e nel Rinascimento. E se da quella postazione si scruta verso Nord, nei giorni di cielo terso si può arrivare a scorgere persino le case di Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena. Un altro punto così concentrico in Italia non esiste. Siamo nel cuore degli Appennini (discoverarezzo.com).

A Làmoli, tra poche case sparse, si erge l’abbazia di San Michele Arcangelo, ciò che resta di un insediamento benedettino risalente al VII secolo. Una gioia per gli occhi e per lo spirito. All’interno si possono ammirare tre affreschi della fine del Quattrocento: sono di scuola umbra e raffigurano una Madonna in trono che allatta il Bambino, San Rocco e San Giuliano. La chiesa, dal campanile a vela, ha un impianto basilicale a tre navate ed è stata rimaneggiata più volte ma la struttura portante è rimasta la stessa delle origini, come parte del monastero. Nella cripta campeggia un espressivo crocifisso ligneo attributo a un allievo del Brunelleschi e chiamato dai fedeli del posto "Il Cristo spirante". Nel chiostro è ospitato il singolare "Museo dei colori naturali" (tel. 0722/80133; lamoli@oasisanbenedetto.it) nel quale si racconta, attraverso documenti d’archivio, oggetti, piante, immagini, un erbario e laboratori di sperimentazione, la storia e come si realizzano le tinte vegetali utilizzate fino al Novecento, prima dell’arrivo di quelle sintetiche. La tintura dei tessuti era una delle attività praticate dai monaci dell’abbazia. Il punto più spettacolare dell’Alpe, da cui si domina un ancora più vasto panorama, è Ripa della Luna, un’alta parete di pietre stratificate dalla forma a falce, sul versante Nord del Monte dei Frati: il percoso per raggiungerla, costituito da irti sentieri di media difficoltà, è consigliabile però solo a chi è allenato. Ma uno sguardo a 360 gradi è possibile anche da Poggio Tre Termini (1160 metri) dove c’è pure un rifugio attrezzato con bagni e cucina a disposizione dei camminatori.


Borgo Pace è il luogo strategico dove fermarsi per qualche giorno (si può alloggiare all’Antica Locanda La Diligenza, vicino alla Fonte di San Francesco, a Figgiano, centrobebladiligenza.it) ma anche la base di partenza per visitare le località delle vallate che qui si incrociano e le terre del Montefeltro, in direzione di Urbino. Sestino, Badia Tedalda, Bocca Trabaria, valichi dove si dipanano sentieri da battere, aree floristiche protette, le acque sorgive dei fiumi Marecchia e Foglia che sgorgano tra le selve, i resti di antichi eremi come Montevicchi e della Barucola, nascosti tra boscaglie e giganteschi massi: intorno all’Alpe della Luna c’è un piccolo mondo tutto da scoprire. È il trionfo della natura. E per i buongustai non mancano le ghiotte occasioni: nella vicina Carpegna si produce un prosciutto dop dal profumo delicato e penetrante e dal sapore dolce, nei boschi crescono prelibati funghi (porcini, galletti, carpinelli) e sotto terra si nascondo tartufi bianchi pregiati. In ogni paese c’è almeno una bottega dove si possono acquistare I prodotti tipici locali. A Sant’Agata Feltria, ogni anno autunno si svolge la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, con banchi di vendita allestiti in piazza dai cercatori, stand gastronomici e spettacoli di strada. Da qui (ma siamo già nell’enclave della provincia di Rimini), ci si può dirigere verso Urbino, che dista circa 60 chilometri attraversando il Parco Naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello. Col Palazzo Ducale, la Galleria Nazionale, Raffaello, Piero della Francesca e il Battistero di San Giovanni con il gotico fiorito dei fratelli Salimbeni, la città dei Montefeltro mostra ancora tutta la sua grandezza quattrocentesca. Gioiello unico al mondo.
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