mercoledì 9 febbraio 2022
A Varese lo spazio Happiness, inaugurato nel centralissimo oratorio San Vittore, offre dal lunedì al venerdì locali dove incontrarsi, giocare, fare musica
Uno dei locali dove ritrovarsi

Uno dei locali dove ritrovarsi

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Un posto dove stare anche quando non si ha niente da fare, senza bisogno di iscriversi, confermare la propria presenza o inventarsi a tutti i costi un’attività.

Un luogo dove trascorrere del tempo con gli amici e farsi compagnia, lontano da sguardi giudicanti, ma sotto l’occhio attento e discreto di volontari ed educatori. A Varese gli adolescenti un posto così ce l’hanno: è lo spazio Happiness (info: happinessvarese@ gmail.com) inaugurato un anno fa nei locali del centralissimo oratorio San Vittore, che decine di ragazzi hanno imparato a chiamare "casa"

Dal lunedì al venerdì, dalle 14 alle 19, i ragazzi possono entrare in salotto (l’ex bar sistemato con divani e tavoli), giocare a ping pong, studiare in biblioteca o improvvisare una partita a calcio. Si può restare tutto il pomeriggio o passare solo per un salto; ad accogliere tutti i ragazzi ci sono sempre alcuni volontari e Filippo Maroni, educatore della cooperativa Pepita Onlus che è stata coinvolta nel progetto.

«L’idea di creare uno spazio di aggregazione per adolescenti – spiega Maroni – è venuta a fine 2019 alle comunità del decanato di Varese, all’Istituto Maria Ausiliatrice e all’associazione Casa Matteo. Il progetto è partito a febbraio 2021 con un piccolo gruppo, ma con il passaparola i ragazzi hanno iniziato ad arrivare sempre più numerosi. Chiunque può venire e andarsene quando vuole. Non ci sono attività obbligatorie.

Si può giocare, studiare, chiacchierare o anche non fare nulla». A Happiness tutte le scelte – dal nome della casa, al colore dei muri fino alle iniziative da organizzare – vengono discusse dagli educatori insieme ai ragazzi. Così è stato aperto un piccolo studio discografico dove scrivere e registrare canzoni e ora si sta pensando di mettere in piedi un circolo di scacchi.

«Certo – continua Maroni – è più faticoso condividere ogni scelta piuttosto che calarla dall’alto, ma la sfida è ascoltare bisogni e desideri dei giovani e costruire con ciascuno una relazione. Questo stile è apprezzato dai ragazzi, molti dei quali hanno storie difficili, sono usciti dal circuito scolastico e non sono seguiti. Noi accogliamo tutti. Alcuni arrivano, giocano a calcio e poi se ne vanno, altri invece raccontano la loro storia e i volontari si danno da fare per aiutarli. Oggi siamo diventati un punto di riferimento per il territorio: collaboriamo con i servizi sociali, con una casa famiglia e una comunità per minori non accompagnati. Come è successo? Be’, abbiamo aperto il cancello e i ragazzi sono arrivati. Non abbiamo fatto niente di sensazionale, semplicemente c’era bisogno di uno spazio così».

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