mercoledì 17 giugno 2009
Sempre ci si è domandati da dove scaturisse la straordinaria forza con cui la figura e l'opera di Giovanni Paolo II sono entrate nell'immaginario collettivo, non solo dei cattolici. Perché le folle, non di soli credenti, si radunavano negli stadi nei suoi viaggi apostolici? Perché il Papa magnetizzava i giovani, anche quando, negli ultimi anni, era anziano e malato? Qual è, insomma, il "segreto" di Giovanni Paolo II? La risposta è semplice, e l'hanno data le migliaia e migliaia di persone che hanno atteso per ore, in fila disciplinata, per rendere omaggio alla salma dell'amatissimo Pontefice. Il "segreto" di Giovanni Paolo II è la sua santità. "Santo subito", il grido che si è spontaneamente levato durante i funerali, sintetizza il condiviso sentire di un popolo nel quale lo Spirito non cessa di operare.
La santità è un mistero, perché il santo ha avuto accesso al mistero dell'amore di Dio e ne riflette la luce che sorpassa ogni intelligenza. Antonio Socci, nel nuovo saggio I segreti di Karol Wojtyla (Rizzoli, pagine 238, euro 18), da oggi in libreria, indaga sul mistero della santità di Giovanni Paolo II, anche nelle sue manifestazioni soprannaturali.
Siamo, come si vede subito, in un campo delicatissimo, in cui si intrecciano testimonianze storiche e rivelazioni private che peraltro non intaccano la libertà della fede. Ma, come ha detto l'allora cardinale Ratzinger, «non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, anche attraverso persone semplici e segni straordinari che rivelano l'insufficienza di una cultura come la nostra, marchiata di razionalismo». Se apparteniamo «alla razza di chi rimane a terra», per dirla con un Montale fuori contesto, resteremo insensibili ai messaggi che lo Spirito Santo, soprattutto attraverso la sua sposa, Maria Santissima, ci vuol far pervenire.
Socci si avvale soprattutto delle testimonianze del cardinale Deskur, l'amico più stretto di Giovanni Paolo II, del cardinale Stanislao Dziwisz, che del Papa è stato più che segretario, quasi un figlio, e di un prelato anonimo, ma a quanto pare assai informato, che entra con il nome di "Petrus".
Quattro sono i filoni principali dell'inchiesta di Socci: il rapporto tra redenzione e sofferenza; il ruolo dell'«amore misericordioso» di Dio come è stato diffuso da santa Faustina Kowalska; il legame con Padre Pio; il nesso tra Fatima, Medjugorie e Civitavecchia.
Non possiamo qui illustrare in dettaglio ciascuno di essi. Diciamo che Socci racconta senza forzature e fornisce elementi accertabili che affida alla riflessione del lettore. Il quale non può non restare sorpreso dalle tante "coincidenze" che si verificano nella vita di papa Wojtyla, la cui elezione al soglio avviene contemporaneamente all'ictus che colpì il suo amico Deskur, inchiodandolo sulla sedia a rotelle, così come l'attentato del 13 maggio 1981, i traumi e le malattie che accompagnarono il Papa "atletico" del 1978 sono il prezzo che egli dovette pagare per la redenzione "vicaria" che spetta al Vicario di Cristo.
Quanto a santa Faustina, è ben noto quanto Giovanni Paolo II si attivò per la sua canonizzazione, fino a istituire la festa dell'Amore misericordioso, nella cui vigilia egli stesso morì. E l'Amore misericordioso è il tratto essenziale della spiritualità di Giovanni Paolo II, anche di fronte agli scenari apocalittici di un'eventuale guerra atomica che egli non escluse, e per la quale lo stesso Benedetto XVI si è espresso con preoccupazione.
Sono altrettanto noti i rapporti con Padre Pio, e Socci mette in relazione la santa morte del frate delle stimmate, quasi un olocausto, con l'appoggio che egli diede a Paolo VI per la promulgazione dell'enciclica Humanae vitae.
Per Fatima, Medjugorje e le lacrimazioni della Madonnina di Civitavecchia, Socci ricorre alla pubblicistica più rigorosa, e segnatamente ai libri di Riccardo Caniato. Inoltre, pubblica una nuova intervista con Mirjana, una delle veggenti di Medjugorje. Miracolismi, credulità di vecchiette, di fanatici millenaristi? Ciascuno è libero di non credere, ma c'è anche la luminosa e impegnativa libertà di credere.
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