William Byrd, note di giubilo per la prima Messa di Pasqua
domenica 11 aprile 2004
«Se salgo in cielo, là tu sei, e poni su di me la tua mano. Stupenda è per me la tua saggezza. Signore, tu mi scruti e mi conosci: tu sai quando seggo e quando mi alzo. Alleluia». è un vero e proprio "levar di tela" l'introito Et resurrexit scritto da William Byrd (ca. 1540-1623) per la prima Messa della Domenica di Pasqua: il canto di giubilo che può finalmente dar voce a quel liberatorio "alleluia" mai risuonato lungo tutto il periodo quaresimale. Profondamente coinvolto nelle tristi e alterne vicende religiose che contrassegnarono l'Inghilterra protestante ai tempi della regina Elisabetta I, Byrd non venne comunque mai meno alla propria identità di cattolico devoto e fervente, e le sue opere sacre svolsero, più o meno clandestinamente, la funzione di bandiera confessionale; al punto che tal Charles de Ligny venne addirittura rinchiuso nelle prigioni di Newgate solamente perché trovato in possesso di «certi libretti papistici scritti da William Byrd» (si trattava in realtà di alcune stampe dei suoi mottetti in lingua latina). Nel sesto volume dell'edizione completa delle opere del musicista inglese (cd pubblicato da ASV e distribuito da Sound and Music) l'ensemble vocale The Cardinall's Musick diretto da Andrew Carwood ha riunito alcuni tra i suoi più interessanti lavori di carattere spirituale, pubblicati tra il 1605 e il 1607. A fianco dell'imponente Passio secundum Johannem, sono proprio le pagine concepite per la Messa di Pasqua a fornire un saggio esemplare della raffinata scrittura compositiva di Byrd; attraverso l'apparente semplicità di un intreccio contrappuntistico sempre cesellato con grazia e plasticità, che si svela nel "suonar di trombe" evocato dalla trama quasi onomatopeica del già citato introitus Et resurrexit, nella drammatica sequenza Victimae paschali laudes (dove va in scena il duello tra la vita e la morte che culmina nella vittoria del Risorto), nell'efficace descrittivismo sonoro dell'offertorio Terra tremuit o nel portato più riflessivo e intimista del canto alla comunione Pascha nostrum. Testimonianze musicali di luce e di fede, chiamate a far breccia nel velato clima di terrore che adombrava la protestante Inghilterra elisabettiana: dove aderire alla "Chiesa di Roma" era realmente una questione di vita o di morte.
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