sabato 6 giugno 2009
Tu vai a votare? Per chi voti? È una domanda che si fa in questi giorni, ma senza passione, senza impegno come se il nostro voto non avesse alcun potere. Dimentichiamo in tal modo la forza della democrazia che, anche non volendo, dipende dai numeri i quali non sempre sono espressione di un ragionamento, di un atteggiamento cosciente.
Il Parlamento europeo è lontano dai nostri pensieri, ci arriva poco del suo lavoro, i parlamentari di Bruxelles sono per l'uomo europeo della strada degli esiliati con i quali non ha più colloquio. Questo stato di cose non appartiene solo alla situazione italiana, non è diverso negli altri Paesi d'Europa. E qui non è chiaro perché i parlamentari europei non sostengano il loro ruolo in patria e non spieghino alla gente quale sia o sia stato il loro impegno per migliorare la vita di tutti, per dare un futuro più certo ai propri Paesi. Se si interroga la maggior parte dei nostri elettori, si scoprirà facilmente che non sanno quanto le nostre leggi devono tenere conto delle regole europee comuni. Questo ignorare o conoscere poco e male tali regole non ci spinge a sentirci europei. Questo lo si sente anche nelle cose semplici, ad esempio quando si parla di una notizia letta sui giornali di altri Paesi facenti parte dell'Unione la chiamiamo ancora «stampa estera».
Non è stato dato certamente un grande esempio di unità negli anni passati quando si trattava di avere una idea comune di fronte alle situazioni di guerra o di interessi economici fuori d'Europa cui dare un giudizio, un aiuto, un avvertimento. Molto spesso ci si è chiusi ancora una volta dietro proprie frontiere solo materialmente abbattute, ma che resistono nel pensiero e nell'atteggiamento della maggioranza dei Paesi persino oggi di fronte alla crisi economica che non è stata e non è un elemento di fusione. Come una bomba quando scoppia in una pianura, getta lontano da sé, in direzioni opposte, ciò che trova, così è stato di fronte alla situazione di crisi per cui ci siamo allontanati uno dall'altro prendendo ognuno decisioni singole invece di mettere in moto piani comuni. Quasi un «si salvi chi può». È difficile oggi far risorgere quella passione per una unione di popoli che aveva infuocato gli animi dei grandi europei i quali erano riusciti, ognuno nel proprio Paese, a comunicare la loro forza di persuasione attraverso la parola nelle piazze o attraverso la voce della radio. I mezzi di comunicazione erano questi, faticosi e modesti, ma incisivi perché la fede, si sa, muove le montagne!
Mai come oggi l'Ue ha un grande compito davanti a sé. Non abbandoniamo questo cammino, aiutiamola a crescere e non disertiamo il voto, ma diamolo a chi ci propone non solo speranze, ma possibili realtà da condividere.
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