sabato 18 gennaio 2014
Tunisi che guarda il mare, che costruisce grattacieli, che ha strade che ricordano i boulevard di Parigi, che offre una Medina di vicoli senza cielo, è un ponte fra quell'Oriente immaginario e antico e il moderno Occidente nel quale è stato educato. Le giovani ragazze camminano con i capelli liberi e sciolti accanto a donne velate, a qualche raro burka che rivela solo gli occhi scuri. La città ha suo brusio continuo di voci, la gente cammina in fretta e sembra un fiume scuro, senza colori. Un Paese mediterraneo che divide con noi il suo mare, ma che vive ancora un'instabilità politica alla ricerca di un equilibrio tra i movimenti ispirati ad una fede tanto invasiva della vita e una testimonianza di democrazia. La «primavera araba» aveva dato luogo a grandi rivendicazioni di libertà in tutte le più importanti regioni del Mediterraneo, anche se non bisogna credere che la parola democrazia abbia lo stesso significato in un così differente contesto culturale. È necessario allora chiedersi se è possibile condividere gli stessi valori che comportano le democrazie europee con gli Stati della riva sud del Mediterraneo, allo scopo di condividere temi comuni di miglioramento della vita civile. La Fondazione De Gasperi ha offerto un seminario nell'Istituto di cultura dell'ambasciata italiana allo scopo di approfondire i temi che hanno dato vita alla nostra democrazia con il supporto del movimento dei cattolici uniti nel partito della Democrazia Cristiana dopo il pericolo del fascismo, con l'Assemblea Costituente e i primi anni della Repubblica. Il seminario «Italia e Tunisia: la sfida condivisa della democrazia», portava con sé anche il rapporto tra fede e politica. Su questi temi hanno portato interessanti testimonianze alcuni professori delle nostre università, davanti ad un pubblico che ha dimostrato con i propri interventi grande interesse. Portare la nostra esperienza per la costruzione di una nuova classe dirigente, la possibile convivenza di differenti confessioni religiose, i rapporti utili tra un potere centrale e il rispetto e la libertà di autonomie locali, ha voluto essere il nostro apporto alla costruzione in atto di questo Paese in cerca di una stabile democrazia. Allo stesso modo sembrò importante ricordare la possibilità che ebbe l'Italia di far convivere un'economia mista e un'economia di mercato, quanto l'operazione svolta dalla politica del nostro dopoguerra tra la cooperazione del credito e lo sviluppo economico. Questo scambio di idee è necessario per sviluppare nel Mediterraneo, grande lago di epiche battaglie e di fortunati scambi commerciali, una pacifica e costruttiva collaborazione per un futuro di comune e auspicabile prosperità. Poi l'aereo ci trasportò in un mondo di nuvole e pensai di aver fatto un sogno.
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