domenica 9 aprile 2017
«I criminali vincono ancora»: è il titolo cubitale sulla prima pagina di Libero (lunedì 3). «Vincono»? Che cos'è? Un campionato, una gara a chi spara per primo? «Rapinatore uccide un barista di Budrio, vicino a Bologna», mentre nella gente – scrive il giornale – cresce la «voglia di sparare».
Il giorno dopo, sempre su Libero, c'è già un «boom di richieste per il porto d'armi. In un anno sono 150mila in più». Nel 2015 i porto d'armi erano già 1.309.818: un esercito. Gli armaioli gioiscono e gioisce la Lega che giorni fa aveva assistito, sconfitta, alla bocciatura in Parlamento della sua proposta di legge che avrebbe ampliato il diritto di difesa dei cittadini. Invece la legge vigente è rimasta «a vantaggio di una norma più garantista verso i ladri». La tesi che Libero sembra promuovere mira a legittimare l'uccisione del ladro. Guerre non si devono fare, perché si uccidono giovani, bambini, donne e uomini, ma uccidere malviventi è "meritorio".
Alla faccia, naturalmente, della Costituzione, articolo 27. Per nessun motivo i tribunali possono infliggere la pena di morte neanche ai più truci criminali, ma un ladro che vuol rubare i gioielli della padrona di casa o scassinare una cassaforte (valgono evidentemente più di una vita umana) può subirla per mano di un cittadino che con una pistola in mano si sente superiore a qualsiasi corte di giustizia.
Una collana di diamanti o un po' di denaro o una serratura scassinata valgono molto più della vita di uomo, per delinquente che sia. Perciò spara prima che puoi, perché – nemmeno questo argomento induce alla precauzione e alla saggezza – se mostri una pistola, chi spara per primo sarà il ladro senza porto d'armi ma molto più pratico di armi.
La pistola del ladro e quella del derubato sono, purtroppo, segno della perdita di valore della vita umana: aborti, embrioni, droghe, eutanasie, migranti abbandonati in mare, malati e feriti in ospedale da una parte; e dall'altra gas micidiali, bombe sugli ospedali, tir assassini, autodifensori notturni: la vita dell'"altro" non vale più? Conta «la legittima difesa [che] è un dovere», afferma Libero (mercoledì 5). No, molto meglio chi scende le scale armato di una scopa, come la moglie del barista di Budrio, che forse, pover'uomo, sarebbe ancora con lei.

COMICO MA SERIO
«Guitto o genio?». Il Corriere della Sera se l'è chiesto, per Totò (domenica 2). Mercoledì l'Università di Napoli "Federico II" ha conferito ad Antonio de Curtis la laurea honoris causa alla memoria in Scienze dello Spettacolo. Guitto no, ma genio sì: era un comico dignitoso, perché svolgeva il suo mestiere con dignità. Totò divertiva e faceva ridere e applaudire senza bisogno di un linguaggio scurrile (oggi invece spesso i comici televisivi raccolgono gli applausi solo quando buttano lì una parolaccia).
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