giovedì 25 marzo 2010
«IIl vizietto di Repubblica»: ieri sul "Foglio" (p. 3) editoriale sulle troppo frequenti «manipolazioni giornalistiche» delle parole di Chiesa, e rimprovero diretto al titolo gridato martedì da "Repubblica" in prima sull'«anatema" scagliato dai vescovi italiani contro le candidate abortiste». Seguito pedagogico: «"L'anatema è una solenne maledizione, il consiglio di non sostenere una candidatura non è una maledizione"». Giusto. Ma il «vizietto» di strillare all'anatema per ogni parola della Chiesa è contagioso e generale quasi senza eccezioni. Infatti, stesso "Foglio" (p. 2), Barbara Palombelli scrive conciliante e cordiale alle due donne candidate nel Lazio esaltando le vere e troppo trascurate bellezze della Regione, ma comincia proprio ricordando «gli anatemi vaticani». «Vizietto» diffuso, dunque, e sbagliato. Un diverso parere, esposto anche da cattolici, o da uomini di Chiesa, non è anatema, ma libertà di pensiero. Giusta la predica dunque, ma a più facce il pulpito. Tanto più " ancora stesso "Foglio" " che di prediche lì accanto (p. 2) ne trovi un'altra: «La pedofilia non è il "crimine assoluto", la Chiesa non ceda a false morali». Sermone di Alain Besançon che, intervistato da Marina Valensise, accusa allegramente e a raffica la Chiesa: non ha capito a fondo la diabolicità del nazismo, dal 1958 al 1978 ha taciuto sul comunismo e ora il Papa «non ha saputo scegliere un buon governo per la Chiesa" resta in balìa del deficit di intelligenza del clericalesimo" concede troppo alla morale umanitaria, come se parlasse di stoicismo, non di virtù cristiane»! Insomma: quasi un anatema.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI