sabato 23 giugno 2018
Il sole bruciava con violenza sulla collina dove mi avevano accompagnato. Un cipresso mi regalò una striscia d'ombra e un sasso mi diede un posto per riposare. Ma cosa altro avrei potuto chiedere quando di fronte a me si alzava in tutta la sua maestosità il Sacrario militare di Redipuglia? Le spoglie di 100.000 soldati sepolti nell'immensa gradinata di pietra bianca toglievano il respiro e la parola. Mi sembrò allora di ascoltare ancora il discorso di mio padre qui pronunciato negli anni cinquanta che terminava come una preghiera: «O Signore, tutti siamo una cosa sola. Codesto gran popolo di morti che resusciterai e questa numerosa folla accorsa da tutte le parti d'Italia, curva ancora sotto lo sforzo, ma decisa a ricostruire la vita della nazione. Signore fa che i vivi siano degni dei morti e l'Italia sorga per un nuovo cammino». E provai a chiedermi se il suo appello aveva avuto in quegli anni e nel nostro oggi, risposte positive: «Dobbiamo irrobustire la democrazia, difenderla dai pericoli della demagogia, proteggerla dalle avventure, educarla allo spirito della dignità». Un futuro costruito non sulla sconfitta delle armi, ma sulla volontà di pace, con la collaborazione delle idee e con la forza positiva della pazienza. Me ne andai pensando al lamento delle madri e al loro coraggio per accettare ancora la vita. Fuori dell'ampia area del parco della memoria le dolci colline della provincia di Gorizia offrivano infiniti spazi di verde, ciuffi di ogni colore. Questa città, coinvolta negli anni passati nei governi e nelle guerre europee, ha saputo conservare l'aspetto di una signora di dolce età, elegante, gentile, forse un po' troppo silenziosa per una gioventù che deve costruire il proprio futuro. Grandi viali dove si alzano ville di stile, lasciano al turista la nostalgia del tempo in cui ci si incontrava per la strada, si prendeva un caffè sui larghi marciapiedi senza essere disturbati dai venditori ambulanti come oggi avviene in tutte le città. Gorizia offre anche interessanti esposizioni d'arte moderna, teatro e concerti, attività culturali e sportive. Ho avuto la fortuna di trovare anche io un pubblico interessato alla storia che mi ero offerta di raccontare dei tempi di mio padre quando era giovane deputato al parlamento di Vienna e poi nella sua strada politica in Italia. Avevo tra le braccia un mazzo di fiori quando ho lasciato questa terra gentile che non dimenticherò. Ma il mio compito non era ancora finito. Avevo promesso di rispondere a chi mi avrebbe rivolto domande nella dolce cittadina di Caldonazzo. Vicino al suo lago nella Valsugana, con le sue case a due piani che danno il piacere dell'intimità e il gusto della libertà. Per la prima volta ho avuto l'aiuto di mia sorella Paola che si era presa il compito di esporre con serenità i principi di libertà, di lealtà politica, dell'animo cristiano di nostro padre di fronte ad un pubblico attento e generoso di battimani.
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