domenica 2 giugno 2002
Tu verrai al mio Desco/ e io ti benedirò con un pasto gustoso/ al quale l"angelo stesso avrà solo assistito,/ e berrai il Vino della Vigna immutabile/ la cui forza, dolcezza e bontà/ faranno germogliare all"immortalità il tuo sangue. Abbiamo già incontrato altre volte il poeta Paul Verlaine (1844-1896), un uomo sospeso tra l"abisso del male e il cielo di Dio. Vogliamo celebrare l"odierna solennità del Corpo e del Sangue del Signore con alcuni versi desunti dalla sua raccolta Saggezza. Sono parole intense che ben illustrano i momenti mistici vissuti da quel poeta che scopriva in Dio una "follia di amore". L"elemento significativo nella sua contemplazione dell"eucaristia è in quel verso finale in cui il nostro sangue, alimentato dal «Vino della Vigna immutabile», viene fatto «germogliare all"immortalità». È, questo, il messaggio stesso di Cristo, quando all"interno della sinagoga di Cafarnao pronuncia quelle parole che susciteranno scandalo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell"ultimo giorno» (Giovanni 6, 54). La comunione tra Dio e la sua creatura fa sì che quest"ultima sia attratta dalla natura stessa divina che è eterna e, così, il fedele passa dalla morte alla vita, dal suo limite temporale all"immortalità e alla perfezione. Per questo, ogni incontro con Cristo nell"eucaristia è l"anticipazione di quel giorno senza tramonto, è la pregustazione di quell"esperienza di infinito che ci attende oltre la soglia della morte. Il cristiano ripete la certezza che il filosofo Spinoza aveva raggiunto per altra via: «Sentiamo e sappiamo di essere eterni».
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