venerdì 10 luglio 2015
Dimmi come giochi e ti dirò chi sarai. Qualcuno ricorderà Gertrude, nei Promessi Sposi, costretta fin da piccola a trastullarsi con bambole vestite da monaca, per indurla alla vocazione che non c'era. Senza scomodare Manzoni, si pensi ai sostenitori dei giochi di genere: automobiline per i maschi e bambole per le femmine. O ai loro oppositori, che alle figlie comprano solo camioncini. Gli psicologi suggeriscono libri (ovviamente) e giochi che sviluppino la creatività: costruzioni in ogni materiale, paste da modellare, puzzle e incastri o, più semplicemente, il reimpiego inventivo di oggetti quotidiani, come la pentola che diventa tamburo. In ogni caso, a chi verrebbe in mente di dare in mano al figlio un kalashnikov, sia pure in plastica? Pare che in alcune zone del Pakistan l'abitudine impazzi, complice il clima di violenza che vi si respira. Bene hanno fatto dunque le autorità della turbolenta provincia di Khyber-Pakhtunkhwa (capoluogo Peshawar) a vietare la vendita delle armi giocattolo. Il provvedimento è entrato in vigore in vista dei festeggiamenti di fine Ramadan, il mese sacro islamico che termina il 17 luglio, occasione di doni ai più piccoli. Il ministro per l'Informazione del governo provinciale, Mushtaq Ghani, garantisce che «il divieto sarà per sempre». Nessuno si illude che togliere le pistole finte ai bambini diminuisca la violenza. In quest'angolo del nordovest del Pakistan, dove non è raro incontrare ragazzi che simulano sparatorie, si prova comunque a invertire la rotta. E a chi per questo Eid al-Fitr chiederà fucili, l'augurio è che riceva un dono di speranza.
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