giovedì 27 settembre 2018
Fulvio Panzeri
La «geografia letteraria» è un genere che ha dato la possibilità ad alcuni scrittori di indagare l'anima dei luoghi, per entrare in quell'intimità del paesaggio che via via è mutato nel tempo e che richiede, oltre a una semplice presenza, anche una partecipazione emotiva. Ecco quindi che, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, al “classico” e più frequentato racconto di viaggio in alcuni casi abbiamo avuto, in Italia, approcci a una nuova forma, quella della , un viaggio di carta, circoscritto a luoghi specifici, condotto attraverso le testimonianze e i diversi umori di grandi personaggi (scrittori, pittori, registi) che quel luogo hanno vissuto intensamente. Esemplare in questo senso è stato, poco prima della sua morte, nel 1990, il lavoro svolto da Pier Vittorio Tondelli, per una mostra, organizzata a Riccione, sulla presenza degli scrittori nella riviera romagnola, accompagnato da un lungo saggio, Cabine cabine, che è una «guida letteraria» ragionata e creativa sulla presenza degli scrittori (da Bassani a Calvino, da Guareschi a Scerbanenco) sulle spiagge dell'Adriatico. Un altro viaggio che si legge come una «guida letteraria» è quello che ha scritto Guido Conti, in un lungo e appassionato libro del 2012, Il grande fiume Po, che sceglie di compiere la sua navigazione fluviale, evocando le storie degli scrittori che hanno avuto un rapporto stretto e a volte immaginifico con il fiume, da Virgilio ad Ariosto, da Salgari ad Arbasino, da Guareschi a Bevilacqua.
Ora anche Laura Pariani, insieme a Nicola Fantini, mostra quanto l'incontro con gli illustri viaggiatori possa restituire mistero e rivelazione all'essenza dei luoghi e giustamente, definisce questo viaggio, una «guida letteraria» a tutti gli effetti a uno dei laghi più affascinanti del Nord Italia, il lago d'Orta dove i due scrittori hanno scelto di vivere. Ne è nata una dettagliata descrizione «emotiva» che parte dalla salita della Motta che «era il tradizionale percorso devozionale dei pellegrini che da tutta la regione accorrevano a Orta per ottenere l'indulgenza concessa dalla visita al Sacro Monte» e racconta «la piazza» in cui ci si ritrova «in una dimensione ottocentesca: la piazza lastricata e chiusa da tre lati da alberghi, bar e portici con le botteghe; isolato sul lato settentrionale, sta il cosiddetto Palazzotto, ovvero l'antica casa comunale con relativa campana per chiamare a raccolta gli abitanti». Centrale è la descrizione del Sacro Monte e la rivalutazione della sua originalità, spesso non capita da turisti avventati, «un angolo di mondo così particolare», tanto che «tra le cappelle affiorano antichissime verità, se si sta in ascolto nel folto degli agrifogli centenari, scintille enigmatiche». Ci sono anche luoghi meno conosciuti come il cimitero di San Quirico, dove «è raro che i turisti vi si inoltrino: in genere si limitano a commentare la presenza dell'ossario o a fotografare il bel panorama». Il viaggio tra i luoghi è scandito dalla presenza di scrittori che sono passati di lì o ad Orta hanno ambientato le loro opere, in primis Nietzsche, da cui deriva il titolo (Il lago dove nacque Zarathustra, Interlinea, pagine 88, euro 12,00), «perché il Cusio è l'indimenticabile lago di Zarathustra, della ricerca dell'imperturbabilità e del sale dell'ironia» e poi grandi lombardi da Manzoni a Gadda, fino allo scapigliato Achille Giovanni Cagna e a Gianni Rodari, con la citazione anche del «detective dell'impossibile», Martin Mystèere, anche lui in vacanza sul lago d'Orta.
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