Vescovo, morto in esilio per aver difeso la verità
giovedì 11 giugno 2015
Difendere la verità ha sempre un costo molto alto, per questo chi versa il sangue per affermare con la sua vita l'ortodossia ha un posto particolare nella memoria della Chiesa. È il caso di san Massimo di Napoli, che secondo le cronologie fu il decimo vescovo della città partenopea. Divenne pastore della comunità locale molto probabilmente nel 350, 25 anni dopo il Concilio di Nicea, che aveva condannato l'arianesimo. Gli scontri tra fazioni però non si erano placate e alcuni Pastori furono costretti all'esilio per il solo fatto di aver difeso le affermazioni conciliari. Così toccò a Massimo che fu allontanato dalla sua città dalle fronde eretiche tra il 356 e il 357. Nel 362 i vescovi l'imperatore decise di far rientrare tutti i vescovi esiliati ma Massimo era già morto, provato dai maltrattamenti.Altri santi. San Barnaba, apostolo (I sec.); beato Stefano Bandelli, domenicano (1369-1450).Letture. At 11,21-26;13,1-3; Sal 97; Mt 10,7-13.Ambrosiano. At 11,21b-26;13,1-3; Sal 97; Col 1,23-29; Mt 10,7-15.
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