sabato 20 giugno 2015
Ho ricevuto il libro, monsignore. Proverò a parlarne su “Avvenire” risposi alla telefonata di monsignor Armando Costa, quasi meravigliato della mia intenzione di fare una recensione dalle sue 959 pagine di Cardinali e vescovi trentini (Vita Trentina editrice). È la storia di 205 vescovi della chiesa di Trento che hanno operato durante 1700 anni nei cinque continenti del nostro mondo.Non una recensione vogliono essere queste righe, ma solo un tentativo di indurre qualche biblioteca o qualche amatore della storia della Chiesa ad acquistarlo tanto si rivela profonda la raccolta, completo il racconto delle epoche vissute dai vescovi trentini da essere considerata non solo vita di personaggi, ma reale storia di un grande paese che ha saputo diffondere assieme alla fede cristiana anche la conoscenza e la cultura in territori lontani: Africa, America, India, Malesia, Turchia. Sono stati, per lo storico monsignor Costa, quaranta anni di ricerche. Ed ecco questo volume che si presenta anche piacevole al primo sguardo, tante sono le fotografie a colori, i disegni, le riproduzioni dei sigilli con stemma episcopale, gli stemmi in pietra o scolpiti nel marmo, gli acquerelli e i disegni presi dall'archivio diocesano fotografico di Trento. I ritratti degli antichi vescovi attorno ai quali si dipana la vita di popoli differenti, di viaggi e di guerre, di storie di missioni sperdute o di lotte di imperatori e regnanti d'Europa, appaiono in tutta la loro dignità negli abiti fastosi di un tempo fino a quelli più semplici dell'oggi. Impossibile farne qui i nomi e scegliere anche un solo periodo di queste mille pagine che attraversano con leggerezza di scrittura i vari secoli dal tempo di San Vigilio nel 380 a.C. a oggi. E giustamente, scrive l'autore, è il Trentino che si apre al mondo dove l'affascinante castello del Buonconsiglio potrebbe essere lo sfondo di questo dipinto vario ed accurato.Personalmente ricordo l'ultimo principe vescovo di Trento, Celestino Endrici, quando diede, assieme alla Cresima, uno schiaffetto affettuoso al mio viso di bambina. Di questo grande personaggio che ebbe il coraggio di difendere i principi di libertà per il suo popolo, affrontando la prigionia nell'abbazia di Heiligenkreuz durante la prima guerra mondiale, ricordo qui alcune parole di mio padre in occasione della sua morte avvenuta nel 1940, quando il fascismo non permetteva a De Gasperi di scrivere liberamente sulla stampa: «Addio, mio amatissimo vescovo... nessun avvenimento importante della tua vita che non lasciasse anche traccia profonda nella mia, non ti potei essere vicino nella morte e nella sepoltura, ma il cuore ama, piange e spera come allora e come sempre».Auguro al mio amico don Armando Costa, che queste mie poche righe vadano ad aggiungersi alle più professionali parole spese da giornalisti sulla stampa trentina affinché il suo lavoro ottenga una risposta adeguata alla ricchezza della sua ricerca.
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