giovedì 10 agosto 2017
Ancora, ma a malincuore, su “Don Dionigi”, pur con la gioia di aver visto in suffragio per lui un popolo milanesissimo (e non solo). Che umiliazione leggere che è stato «l'arcivescovo che preferì essere pastore di immigrati anziché di milanesi», o anche che era «felpato» e «con il destino di Don Abbondio» e invece gli toccò l'incarico di «recitare il copione del cardinal Federigo», o che fu pastore «degli altri» di altre fedi, una specie di «imam»! Ti chiedi come sia possibile un'offensiva così vergognosa e così falsificante di persone, città, vicende pubbliche e opinione comune condivisa da tanti, tutti, salvo chi in preda a un delirio ideologico pretende, o fa finta di pretendere, di essere unico fedele e oggettivo. Ma in pagina le follie sono contagiose e così (“Libero” 8/8, p. 9) leggi che oggi in Italia «il ministro dell'invasione» – nome e cognome – «crede di essere Dio» e, pur «cresciuto in parrocchia è il tipico prodotto dal cattocomunismo all'emiliana». A te pare che il ridicolo sia nella firma, che risulta di chi notoriamente è cresciuto in parrocchia, e anche di più, e nella sua replica dell'accusa di «ideologia dossettiana» (sic!) trovi echi che riporterebbero ad anni di società e di Chiesa rumorosamente divisi tra «scelta religiosa» e «scelta identitaria e politica», ma ormai superati in teoria e in pratica ecclesiale. Che confusione! La completiamo allegramente ricordando (“Italia Oggi”, 2/8, p. 7) che per qualcuno «i creazionisti» – sic et simpliciter – sono quelli «convinti che l'universo sia stato creato 6mila anni fa, altro che sorto dal Big Bang 14 miliardi di anni prima». Chi ricorderà all'immemore autore che il primo teorico del Big Bang fu nel 1927 il fisico Georges Lemaître, prete cattolico che quindi credeva anche nella creazione, ma non confondeva fede e scienza, come invece capita a certi incauti in pagina varia?
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