sabato 29 gennaio 2022
La corsa al Colle ricorda quelle sfide su pista tra due ciclisti impegnati in estenuanti surplace, immobili sull'esile filo di due tubolari, per lasciar fare la prima mossa all'avversario, perché nelle gare di velocità chi parte stando in coda è avvantaggiato nella volata. La differenza, non irrilevante, è che il surplace del Colle non richiede particolari abilità; nulla a che vedere, insomma, con lo storico, titanico surplace che nel 1960 al velodromo Ganna di Masnago (Varese) vide Pettenella e Bianchetto immobili per 63 minuti e 5 secondi: pur di non cedere, Bianchetto crollò svenuto. È tuttora record del mondo. Saranno capaci di tanto i nostri Grandi Elettori? Si giungerà all'elezione per svenimento? “Surplace” meriterebbe di essere una parola chiave delle elezioni in corso, ma purtroppo sui quotidiani non la troviamo. Ce ne sono altre. Ad esempio la poco onorevole “berlina”, evocata da Gabriele Romagnoli (“Stampa”, 27/1), assai severo nei confronti degli attori pistard impegnati nella recita: «Chi è a mettere alla berlina questi 1.009 grandi elettori: gli altri o se stessi?». C'è dunque in gioco del malaccorto masochismo? Per il “Giornale” (27/1) sì: la parola evocata da Augusto Minzolini è “tafazzismo”: «La patologia si esprime nell'incapacità di trasformare la propria forza, il proprio consenso, in risultati». Il rischio è che, dopo il centrosinistra, «la sindrome contagi pure il centrodestra. I sintomi sono evidenti: competizione interna esasperata, ambizioni personali, divisioni feroci». Verso l'“intesa” (terza parola chiave), dunque, ma con o senza fretta? Dritti al traguardo o indugiando in un estenuante surplace? Sul “Corriere” (27/1) Massimo Franco osserva «l'impazienza dei grandi elettori per una soluzione rapida». Mentre il “Fatto”, (27/1) beffardo e agnostico (per chi farà il tifo?), mette alla berlina, lui sì, i leader nei panni di cardinali con il titolo: «Habemus Conclave», ultima parola chiave. E dal velodromo Ganna è tutto.
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