giovedì 14 aprile 2005
L'amore della verità è la dimensione più profonda di un'autentica ricerca della piena comunione tra i cristiani" A questa dimensione interiore e personale va inseparabilmente associato lo spirito di carità e di umiltà. Carità verso l'interlocutore, umiltà verso la verità che si scopre.
Quando nel 2000 Giovanni Paolo II aveva abbracciato a Bucarest il patriarca rumeno Teoctist, la folla era scoppiata in un grido fragoroso e ripetuto: «Unitate! Unitate!». Questa è una delle tante scene che potremmo evocare per celebrare l'impegno ecumenico del Papa che ci ha lasciato. Abbiamo, così, voluto in questi giorni di lutto e di attesa della Chiesa riproporre un passo della sua enciclica ecumenica per eccellenza, la Ut unum sint di dieci anni fa. Essa si apriva appunto con l'invocazione orante di Cristo nell'ultima sera della sua vita terrena: «Tutti siamo una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni 17, 21).Per raggiungere questa meta il Papa accende idealmente tre stelle nel cielo della cristianità. Sono tre realtà che dovrebbero, però, sempre illuminare il cammino anche del singolo cristiano. C'è innanzitutto la verità, che si deve sempre cercare, rispettare, amare. Si leva, poi, la stella della carità, centrale e decisiva: senza di essa, si fanno solo accordi diplomatici e si vive sempre nel sospetto. E, infine, ecco la luce più semplice e modesta, quella dell'umiltà: è il superamento di ogni arroganza e trionfalismo, mettendosi al servizio del prossimo, in serenità e fedeltà, «considerando gli altri superiori a se stessi», come suggeriva l'apostolo Paolo (Filippesi 2, 3).
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