martedì 14 dicembre 2010
Sandro Magister ("Espresso" in edicola (16/12, pp. 114-118, «Non avrai un solo Dio») descrive lucidamente le ragioni per cui Benedetto XVI e il cardinale Ravasi rifiutano il «politeismo», invece sempre più diffuso nella società «moderna», che tende a identificare ogni religione «monoteista» " cristianesimo, ebraismo e islam in un solo colpo " con il «fanatismo» cui contrappone tolleranza e pluralismo libertario, «senza il giogo di una tavola della legge», una sola per tutti perché «scritta da un unico intrattabile Dio». Dio unico, dunque, uguale intolleranza? Lì accanto (p. 115) ecco la lezione di Gianni Vattimo, "cervello" filosofico di moda, con tesi netta: «Tolleranza è relativismo», perché la stessa «idea dell'unicità della verità» ha inevitabile «carattere violento e autoritario». Perciò chi parla di un «Dio unico» vuole servirsi di esso perché «pretende di comandare in suo nome». Chiaro? Sì: chiarissimo segno di chiara confusione nei confronti del Dio «ebraico-cristiano», quello della fede rivelata nella Scrittura e pienamente donato in Gesù Cristo! Il relativismo infatti, letto biblicamente, non dice solo «più dèi», ma «più idoli»! E la differenza degli idoli da Dio è che essi non hanno parola, ma servono alle brame degli uomini che a essi comandano e di essi si servono per il loro sapere e potere. Invece il Dio rivelato e poi donato in Gesù parla: «comanda», sì, e vuol essere ascoltato perché Lui è «l'unico» (primo comando), ma poi vuole essere riconosciuto negli uomini, sua «immagine» da amare e servire (tutti gli altri comandi). Chi gli crede e se ne serve per dominare gli uomini lo tradisce. Una bella differenza!
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