martedì 23 giugno 2015
Svolte. Ieri “Messaggero” (p. 4) per Antonio D'Amato ce n'è una nella Laudato si', perché «mette al centro il valore dell'impresa». Forse la vera svolta è che al centro dell'«impresa», di ogni impresa, terrena e anche celeste, c'è la divina umanità di Gesù e la sua chiamata a divinizzazione per grazia di ogni essere umano che nasce e muore sulla terra. Ma è davvero tempo di svolte. Ancora ieri (“La Stampa”, p. 1) lucida sintesi di Andrea Tornielli: «Nel tempio dei Valdesi. È la prima volta di un Papa… finisce simbolicamente l'epoca delle condanne». Nei fatti la svolta è ancora più forte: Francesco ha chiesto «perdono». Qui oggi altre note, e altra gioia condivisa. Due svolte, quindi, tra l'enciclica e il tempio valdese. Qui ancora due pensieri del tutto personali. Il primo sull'Enciclica. Il richiamo alla «sobrietà» mi ricorda quella evocata anche da profeti tutti nostri, per esempio Populorum Progressio e testi di Helder Camara, e in ambito del tutto diverso e senza mescolanze indebite, certi temi della prosa di Enrico Berlinguer sulla necessaria «austerità», allora derisa da molti. Il secondo proprio sulla presenza di Francesco al tempio valdese: 40 anni or sono anche solo l'aver accettato l'invito da parte del pastore Ermanno Genre nelle valli valdesi, ad Agape, per un dialogo fraterno sulla dottrina morale cattolica e valdese in tema di omosessualità e dintorni portò con sé fulmini e rimproveri durissimi, con minaccia di sospensione a divinis. Queste vere «svolte» sono benvenute, pur senza mettere mai in ombra la continuità autentica di fede fondata sulla Parola e non su ritardi storici, nostri o altrui. Anche questo, forse, è stile nuovo di una Chiesa che si dichiara «in uscita» e serenamente «va oltre»: a qualcuno pare una sorta di cedimento, ma è Vangelo vissuto nel tempo giusto.
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