martedì 3 marzo 2015
La lezione di Italiano, durissima, Rafa Benitez stavolta l'ha ricevuta dall'italianissimo Giampiero Ventura, uno che nel tempo ha sconvolto i parametri anagrafici, realizzando da Mister Senior quel che aveva appena promesso da Junior sedendo via via su ventuno panchine prima di approdare a Casa Toro. Qui, in Zona Eroica, evidentemente subendone la magia e l'energia, ha trasformato il suo bel calcio un po' narciso, già esibito in particolare alla Samp, al Pisa e al Bari, in performance di volta in volta ciniche e spettacolari, pur dovendo via via rinunciare ai meglio fichi del bigoncio - ultimi Immobile e Cerci - e tuttavia servendosi della genialità e del cuore (super granata) di Quagliarella, El Kaddouri, Perez e Glick, quest'ultimo entrato nella tradizione del Cuore Toro come se fosse nato e cresciuto all'ombra di Superga. Per l'occasione, dunque, Benitez ha fatto la peggior figura della sua vita, immeschinendo il suo ruolo di Re di Coppe a quello di Piangina Eccellente che Mazzarri al confronto è un dilettante. Il Napoli 2015 (come già quello del 13/14) era (sarebbe stata) l'unica squadra in grado di tener testa alla Juve per qualità dei giocatori - segnatamente gli attaccanti più forti e prolifici - e motivazioni storiche che purtroppo Don Rafè ha azzerato trovando solo davanti al video, dopo le sconfitte, una certa grinta da contestatore: mai in azione, sempre in reazione. Fino al capolavoro di domenica sera, quando per giustificare la sconfitta che ha negato al suo Napoli una notte felice insieme alla Roma, si è inventato invisibili e perfide manovre arbitrali e si è chiuso in un giro di quattro parole fingendosi ironico Mourinho mentre rappresentava l'ennesima interpretazione del Muto di Portici davanti ai cronisti allibiti che - per ragioni di cassetta o di scarsa competenza - ne avevan sempre cantato fantasmatiche lodi. Senza andar lontano alle lotte “italianiste” alle quali l'ho inutilmente invitato - sicché mai ha capito la fase difensiva, peggio di Zeman - mi limito a sottolineare l'improvvida, sciagurata rinuncia a Gabbiadini, proprio come a Palermo (altra sconfitta) il piedidoro appena regalatogli da De Laurentiis, l'unico anche domenica che, entrato in grave ritardo, ha rischiato di segnare il gol del pareggio. Mente Benitez piangeva al microfono, in altra postazione il Giovin Montella spiegava la rinuncia a Gilardino: «Quando hai uno col piede caldo da gol come Salah devi usarlo». Passi la lezione del vecchio Ventura, ma beccarsela anche dal più giovane...
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