sabato 27 marzo 2021
Roma, 20 marzo 2021. Da poco sono passate le 10 del mattino. Venti minuti a primavera: l'equinozio scocca alle 10.39. Sono al Giardino degli Aranci, all'Aventino. Fa freddo e il sole fatica a farsi largo fra le nuvole, ma l'erba è già di quel verde chiarissimo, di quel verde bambino che c'è solo a marzo. Dal Belvedere la Capitale è silenziosa e immobile nel mattino di lockdown. Dorme, sembra, l'antica grandiosa città degli uomini. Accanto al Giardino c'è Santa Sabina, splendida Basilica paleocristiana del V secolo, dove abitò San Domenico. Qui il Papa officia il rito delle Ceneri. Io, milanese, non c'ero mai entrata.
Mi affaccio. L'ampia, nuda navata centrale accoglie nella sua penombra il visitatore - mi sembra di trovarmi fra le braccia di una madre petrosa e austera. La Basilica fu sede di un Conclave, e fortilizio, e lazzaretto: ogni pietra gronda storia. Lo sguardo mi cade in fondo alla navata sinistra. C'è un Crocefisso ligneo posto su un altare scuro, nudo, senza un ornamento. Mi avvicino, come calamitata. Mi piacerebbe rimanere qui, penso meravigliata, in questa singolare pace, davanti a questo Crocefisso che pare dire: resta, ti basto io.
Sbalorditiva Roma: a ogni portone un segreto, a ogni angolo un segno. Tornerò. Ma non mi passa di mente il silenzio di Santa Sabina, e quel Cristo spoglio. Fuori, un'altra primavera da pochi minuti è cominciata.
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