giovedì 16 aprile 2020
Tradimenti e traduzioni: vedere per credere. Cantato nella Veglia pasquale: «Dì a noi, Maria: cos’hai visto sulla via?» E lei lo dice: «Il sepolcro di Cristo vivo e la gloria di Lui che risorge!» Ha visto e ha creduto, Maria! Poi forse – ripensi a quel «non mi trattenere!» – ha anche toccato il Risorto! Tommaso per credere avrà bisogno di vedere e toccare. Tradurre pagine di Vangelo? Ma al meglio! Spesso anche sui media – cfr. “Il Venerdì” 10/4 – si discute di tradurre testi tra liturgia e Bibbia, dal “Padre nostro” ad altri. E qui penso al Vangelo di Giovanni sulla resurrezione, ove “vedere” (verbo orào) porta immediato a “credere”: «...vide e credette»! Domanda importante: cosa vide lui, così speciale da essere indotto a credere immediatamente? Testo greco (Gv. 20, 6–8): ma serve una traduzione attenta e alla lettera. Vide «il lenzuolo che giaceva a terra e il sudario, quello che era sul suo capo, non a terra insieme al lenzuolo, ma separatamente, e arrotolato allo stesso modo». In questa “vista” è la base per il credere immediato. La fede (verbo pistèuo) è immediato effetto della visione (verbo orào). Un mistero! Il lenzuolo per terra e il sudario al di fuori di esso: ambedue intatti, ma svuotati del loro contenuto… Come se a Pasqua trovassi l’uovo di cioccolato intatto, e lì accanto la sorpresa! Pietro “ha visto” così! Si diceva che forse “avevano portato via” il Maestro, e poi “le donne...”, ma lui ora è davanti alla “sorpresa” di questa Resurrezione che ha rovesciato la pietra... Anche quella dell’incredulità che tenta sempre i discepoli. E su questa base indubitabile il passo ulteriore è nostro. «Beato chi crede senza aver visto!». Con Tommaso possiamo anche noi dire: Mio Signore e mio Dio! E prendere sul serio finalmente l’annuncio gioioso di Maria: «Ho visto il sepolcro di Cristo vivo e la gloria di Lui risorgente!».
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