venerdì 14 dicembre 2012
Stendardo: se dico “nomen omen” sicuramente Lotito sa dove vado a parare; traduzione: “il destino nel nome”, “di nome e di fatto”, semplificazione dei romani - antichi - che con fiducia, ma anche ironia, attribuivano particolari capacità a chi già nel nome di famiglia, o personale, assumeva anche involontariamente un ruolo. (Ho un antico ricordo bolognese, un giovanissimo pedatore indirizzato al ruolo di libero - solitamente affidato ad esperti - forse solo perché si chiamava Battisodo...). Il giocatore dell'Atalanta che per affrontare un esame scritto all'Università di Salerno (guarda caso della città culla del sapere calcistico alla mitica scuola del professor Gipo Viani da Nervesa della Battaglia, inventore del Vianema) ha saltato una partita, scatenando le reprimende del tecnico Colantuono, ha riaperto un dibattito antico intriso di retorica e demagogia. E anche fuori tempo. Ha ragione Stendardo a voler dare il suo esame nel giorno stabilito: il calcio può attendere. Ma ha torto chi pensa che lo sport più popolare sia tuttora nemico della cultura, fabbrica di ricchi analfabeti che ispiravano librini spassosi - ad esempio “Lo stupidario del calcio” - a Marco Travaglio. L'Università italiana sotto questo punto di vista potrebbe richiamare più pesanti e dolorose accuse. La laurea - signori miei - non sempre risolve questi problemi: parola di insegnante autodidatta che per anni ha esaminato candidati laureati ignorantissimi anche nella categoria cui appartiene. (Sarebbe divertente, un giorno, pubblicare gli strafalcioni di tanti aspiranti giornalisti). Dicevo tuttavia di un dibattito fuori tempo. Almeno da quando Italo Allodi - era il 1974 - diede impulso alla scuola di calcio poi definita Università di Coverciano. Chi l'ha frequentata ha aiutato il mondo del pallone a crescere, forse all'inizio con cautela (gli intellettuali nel calcio destano più sospetti degli scommettitori) ma nel tempo, anche grazie al lavoro di autentici e appassionati studiosi - fra i primi Luciano Russi, magnifico rettore a Teramo e creatore di un corso di laurea su Scienze giuridiche, economiche e manageriali dello Sport - è andata vistosamente crescendo non solo la cultura professionale ma anche quella “generale”, ed è facile accorgersene dalle interviste e dai dibattiti radiotelevisivi cui ex calciatori e allenatori partecipano azzeccando parole, pensieri e anche congiuntivi (sì, qualche opinionista scivola sulla consecutio, ma sappiamo che qualche volta s'appisola anche Omero...). In questi giorni a Coverciano alcuni ex calciatori studiano per diventare allenatori: fra loro, Fabio Cannavaro, Francesco Colonnese, Jorge Hernan Crespo, Giovanni Galli, Fabio Grosso, Filippo Inzaghi, Mark Iuliano, Massimo Oddo (laureato), Gianluca Zambrotta. E Andrea Stramaccioni (anni trentasei, una laurea in legge) che una bella cultura se l'è fatta nella città - Bologna la Dotta - che non gli ha dato circenses ma pan di scienza. Se volete, sul sito di Coverciano potrete trovare anche una tesi tecnica di un ragazzo che di anni ne ha appena trentotto ma vien già detto “maestro”, Vincenzo Montella, e incanta Firenze. Stramaccioni e Montella: ecco due che tengono alto nel calcio lo Stendardo della cultura.
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