domenica 4 luglio 2010
«Poeti e filosofi lo dicono da millenni ["] che l'amore è un vincolo». Così Elena Loewenthal, scrittrice e traduttrice dall'ebraico, parla (La Stampa, 30 giugno) delle «ragioni dell'amore» come fondamento delle «unioni di fatto» di ogni tipo. Per cui «il vincolo affettivo» semplicemente dichiarato allo stato civile sarebbe sufficiente al riconoscimento di questo similmatrimonio di serie C. La Loewenthal non ha scoperto nulla. Per amore - almeno oggi lo si afferma - ci si sposa. Tralascio, per questa volta, tutte le altre serie ragioni (quelle razionali) che, invece, si oppongono a queste unioni. Il problema è che cosa significhino le parole amore, vincolo e affettivo. Perché, per esempio, si dice "fare l'amore" per indicare anche il più frivolo dei rapporti; perché affettivo ha un senso quanto mai ampio e vago; e perché anche il vincolo, senza gli aggettivi opportuni che indichino età, tipo, durata, impegno, bi o monosessualità, programmi ecc. dice insieme poco e troppo. Anche quello occasionale o passeggero è un rapporto affettivo, anche quello pedofilo. Nel matrimonio sacramento amore vuol dire dono di sé reciproco, totale, responsabile e perenne. In quello civile significa impegno pubblico duraturo e assunzione di responsabilità. Per dirla in modo banale: che importa allo Stato se tra due persone esiste un vincolo affettivo così generico e vago? E perché, se il vincolo è serio e c'è tutto il resto, non si chiede un matrimonio?

LA FOTO FALSA
Secondo un "saggio" dello scrittore spagnolo Eric Frattini, che l'Unità (30 giugno) intervista acriticamente e sottolineando quel che segue, la storia dei Papi ne comprenderebbe «17 pedofili, 10 incestuosi, 9 stupratori. E poi sposati, travestiti, sadici"». Nessuno nega che siano esistite anche figure di Papi assai poco coerenti, ma l'intervista non dà neanche un cenno di documentazione. Se ne può, in ogni modo misurare la serietà da una foto pubblicata nel "saggio" di cui si parla, già circolata su alcuni giornali. Mostra il giovane don Ratzinger che, in cotta e stola, sembra stendere il braccio destro nel saluto nazista. La foto è autentica, ma è un doppio falso clamoroso. Primo: Joseph Ratzinger fu ordinato sacerdote a Frisinga il 29 giugno 1951, dunque sei anni dopo la fine del nazismo. Secondo: alla foto è stata tagliata una fetta che mostra come anche il braccio sinistro sia alzato nel gesto tipico sacerdotale delle mani tese per una benedizione. Oggi il Papa usa far così anche per salutare i presenti. La foto completa è reperibile in rete.

NOI O LORO?
Il regista Roberto Faenza
descrive in modo entusiastico, su Il Fatto quotidiano (30 giugno), un «oceanico» gay pride a New York, che si apriva con due striscioni blasfemi su Cristo e sugli Apostoli e con un «vastissimo numero di striscioni delle chiese che aderiscono. Nessuna è cattolica» (questa, infatti, è una realtà seria). Sul carro di una parrocchia afroamericana una scritta diceva: "Dio facci queer", parola che si traduce con "bizzarri", ma che, in inglese, indica un po' tutte le anomalie sessuali. Ecco nel titolo la sintesi del pride: «I gay parlano di loro per raccontare la parabola di tutti noi». Varrà, forse, per l'Unità, non certo per noi.
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