martedì 15 maggio 2018
Sabato (“Corsera”, p. 21) monsignor Georg Gaenswein su “Liberare la libertà”, libro circa «lo sguardo europeo di Benedetto XVI» con pregio esibito in copertina: «prefazione di papa Francesco». Prendi nota, ma con qualche sorpresa, perché l'Editrice è Cantagalli di Siena, giovane e battagliera, e ricordi che il 7 marzo scorso, al Laterano, presentando un altro libro Cantagalli su un tema scottante da 50 anni, non solo negli interventi teologici, tra cui quello di un cardinale, ci sono state forti accuse verso papa Francesco, ma anche che in particolare proprio il giovane editore ha più volte evocato rischi evidenti di “eresie” in alcuni tratti, parole e azioni di papa Francesco. Ci pensi e ti viene spontaneo ricordare che di recente il papa emerito Benedetto ha fatto notare che non poteva offrire prefazione, e neppure garantire lettura, per una serie di libri in cui c'erano pagine per lo meno scortesi sul suo pensiero teologico. Oggi invece Francesco offre la sua prefazione a un libro dell'editore che lo accusava e approvava accuse dirette – parola “eresia” più volte ricordata – nei suoi confronti. E allora? Caso vuole che nella Messa di domenica Paolo (Ef. 4, 1-13) ricorda che i discepoli di Gesù si «comportano in maniera degna, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandosi a vicenda nell'amore». Poteva papa Francesco rifiutare una prefazione per quel libro di quell'editore? Certo, ma non lo ha fatto, e l'editore avrà ripensato a quelle accuse insensate? Ha chiesto scusa al Papa? Non risulta, ma lo ha messo in copertina! Ecco: «Umiltà, dolcezza e magnanimità»? E tu ricordi che lo stemma di Francesco è Miserando atque eligendo, cioè misericordia e discernimento. Francesco lo vive nei fatti. Forse va ricordato a tutti che l'unico Signore e Maestro «cominciò a fare e poi a insegnare» (At.1,1).
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