mercoledì 22 gennaio 2014
Mohamed era un senzatetto, pachistano, alcolizzato, ridottosi a vivere per strada a Catania dopo avere incendiato la sua casa. I medici non gli davano molte speranze, ma l'amore di una casa famiglia gli ha dato una seconda vita. A raccontare la sua storia è Riccardo Rossi, giornalista napoletano (gestisce il sito www.lagioianews.net) dell'associazione «Insieme onlus» che gestisce la casa famiglia «Oasi della Divina Provvidenza». Riccardo conosce Mohamend otto anni fa a Catania, per strada. «La prima volta mi disse che non aveva bisogno di niente, le volte successive mi mandò via in malo modo, e non sono andato più da lui». Dopo tre anni le condizioni di Mohamed peggiorano e viene soccorso dai volontari della Ronda della Caritas di Catania. «Ci hanno contattato – racconta Riccardo – per sottoporci il caso di una persona con neuropatia alcolica, le gambe bloccate, una mano chiusa, sulla sedie a rotelle e che rischiava di morire. Era Mohamed. Quando lo hanno portato nella nostra casa era terrorizzato: avevano tentato di bruciarlo vivo per due volte, dormiva di giorno e restava sveglio di notte, non mangiava». I volontari della casa famiglia lo aiutano a ritrovare i ritmi. Ci riescono. Nella casa vivono persone di ogni età e nazionalità, Mohamed prende confidenza con tutti, si sente accolto. «È islamico, nessuno gli ha imposto di cambiare fede – racconta Riccardo –. La domenica vuole sentire il Papa in tv, a tavola ci ricorda di recitare il padre nostro, difende i volontari se criticati, ha ripreso a sorridere. La terapia è stata volergli bene».
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