martedì 22 gennaio 2019
Ieri ("Il Tempo", p. 3): «A scuola per celebrare i funerali». L'articolista esordisce ironico: «Lutero se la starà ridendo»! Visione tutta sua di una notizia che per prima è stata data e spiegata, sin da sabato 12 gennaio, su queste pagine. Il motivo è il fatto che la diocesi di Bolzano-Bressanone sta «formando i laici a officiare... il rito estremo» che accompagna i defunti al cimitero. Perciò un corso di preparazione di 16 lezioni che ha già 17 alunni «nei locali dello Studio Teologico di Bressanone, 5 già diaconi permanenti e 12 laici, 6 uomini e 6 donne». Domanda: ma perché «Lutero se la starà ridendo»? Per l'autore è evidente: nella cosa «qualche tradizionalista ha scorto il rischio di una infiltrazione luterana nella teologia, nella catechesi e nella prassi di Santa Romana Chiesa». Occhi acuti! Sguardo penetrante! Profondità di visione! A parte ogni giudizio di merito preciso, non si capisce perché mai proprio Lutero dovrebbe «ridere». In realtà non c'entra niente: anche gli evangelici celebrano le esequie. E allora, come al solito, tra immagini sacralizzate per estetica tutta personale e rievocazione di poteri anche politici ed economici di antiche memorie, il problema è di quei "tradizionalisti" che scambiano "le tradizioni", magari tutte loro, con "la Tradizione" cristiana e anche cattolica. Sono gli stessi da 50 anni: non hanno digerito il Concilio e la riforma liturgica voluta da san Paolo VI e per di più – per loro sciagura più recente – «con sicurezza e con autorità magisteriale» dichiarata «irreversibile» da papa Francesco nell'estate scorsa (cfr. "Osservatore Romano" 25/8/2018, pp. 1 e 8). Concilio e riforma liturgica, ha detto il Papa, «Sono due eventi direttamente legati, non fioriti improvvisamente, ma a lungo preparati». E così «Santa Romana Chiesa» nonostante l'ironia spuntata di certe pagine cammina e prega, invita e accoglie senza nostalgia: crede, spera e ama...
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