venerdì 17 maggio 2013
Il malato lasciato sul pavimento con la lettiga tremando alza dapprima debolmente il braccio, svela la nudità bianca da sotto la coperta schifosa. Lo distende lento, scarno, verso la mano di Gesù. Si afferrano. Tutti sospendono il fiato. Poi quando l'uomo ancora con gli occhi sbarrati e balbettando non si sa cosa, solleva il busto e si mette a sedere, i due che l'hanno calato si buttano quasi su di lui, lo aiutano ad alzarsi. La luce sembra pulsare nella stanza sopra le teste. Forse la stanchezza, il caldo dei corpi pressati.Gesù gli lascia la mano. Nello sguardo si ritira l'uragano. Rientra nella sua camera, mentre alle sue spalle si scatena il putiferio. L'uomo è quasi in piedi, trema sulle gambe ma si appoggia al più giovane dei due che lo hanno calato. Muove la bocca come per dire, ma non riesce a spiaccicare parola, ha gli occhi spalancati con una meraviglia folle. Lacrime scendono sulle guance scavate. Pietro con Giacomo tengono lontano la gente che vuole entrare nella stanza dove Gesù si è ritirato. Le voci si accavallano, c'è chi grida. Gli scribi sono sgattaiolati in fretta, dissolti tra la folla.Andrea è rimasto fermo a sedere, mentre tutti si alzano e sembrano in preda all'entusiasmo, alla frenesia. Guarda davanti a sé, in un punto impreciso, lontano.
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